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E’ già Inter da record: 29 punti in 11 gare, mai così bene. I nerazzurri faticano, ma…

La squadra di Spalletti conquista i tre punti anche a Verona. Soffre, ma alla fine la porta a casa

Andrea Della Sala

Formazione che vince non si cambia e Spalletti per la quinta volta, la quarta consecutiva ripropone la stessa formazione e trova una vittoria che sa di record. Un po’ di storia quest’Inter l’ha già fatta: 29 punti in 11 giornate, frutto di nove vittorie e due pareggi. La migliore partenza dell’Inter nell’era dei tre punti. Davanti corrono tutte, dice Spalletti, ma l’Inter mica si tira indietro. Mantiene saldo il secondo posto, colleziona sassolini e successi, spettacolari come con la Sampdoria o pieni di sudore come con il Verona. A volte tira fuori la bellezza, più spesso ne esce con la forza. Per ora la solidità è l’imperativo categorico, la bellezza è il dolce contorno in attesa di diventare piatto forte. Forse al Bentegodi avrebbe potuto sudare di meno: a tratti si è rivista la vecchia Inter pazzerella e al contempo un po’ sbandata. Merito, anche, di un Hellas che a vederlo in questa occasione meraviglia sia così in basso in classifica. Per qualche minuto si è illuso di godersi almeno un pareggio, ma la stupenda sassata dal limite del solito Perisic ha fatto crollare il castello di speranze del Verona, che spinto da un ottimo Cerci, finalmente, ha però cercato di riagguantare il risultato fino alla fine.

L’Inter è partita con autorità, con un buon fraseggio a centrocampo e ordine in tutte le zone. Pecchia, al quale i delicati tifosi gialloblù devono volere molto bene visto che l’hanno fischiato e insultato prima di cominciare, nel suo 4-4-2 ha scelto Kean a fianco di Cerci con Pazzini in panchina. Il Verona ha cercato invano di bloccare le linee di passaggio dei nerazzurri ma perlomeno era concentrato in difesa e con un Romulo scatenato per le ripartenze e molto attento su Perisic. L’esterno destro ha creato il primo pericolo scambiando con Cerci e trovandolo in area con un cross preciso. Il tiro a colpo sicuro però è stato murato da Miranda. E’ stata l’unica occasione dell’Hellas, che perlopiù badava a non prenderle e tenere dieci uomini dietro la linea della palla. All’Inter mancava un po’ di ritmo per superare le barriere. Senza velocità la banda Spalletti risultava prevedibile non avendo uomini di grande fantasia e con Borja Valero generoso ma troppo «inquadrato». Ma verso il tramonto del primo round l’Inter è stata brava ad approfittare del primo vero momento di sbandamento della difesa. Il cross da destra di Candreva l’ha trovata completamente impreparata: Heurtaux e (soprattutto) Caracciolo sono stati scavalcati dal pallone e Borja Valero con un tocco sotto misura ha provato la primo gioia in nerazzurro.

L’Inter è partita forte anche nel secondo tempo spaventando Nicolas con due tiri di Icardi e Vecino fuori misura. Ma intanto il Verona stava crescendo e con un’ottima iniziativa di Cerci (tiro alto) ha dato le prime avvisaglie di vitalità. Ma c’è voluto un pasticcio nerazzurro per consentire al Verona di pareggiare. Handanovic, in uscita disperata sull’ex granata prende tutto: pallone e giocatore. L’arbitro Gavillucci lascia correre ma poi sulle proteste dei veronesi ricorre alla Var e fa marcia indietro: rigore. Nell’attesa della decisione Pazzini aveva sostituito un Kean maltrattato dall’impeccabile Skriniar e ha segnato il rigore più veloce del west. Da lì è seguito un momento di terra di nessuno, dove con le squadre allungate poteva succedere qualunque cosa. L’Inter non era più l’emblema della solidità ma ha reagito bene e dopo una zuccata sulla traversa di Vecino, ci ha pensato Perisic con una prodezza dal limite a risolvere la questione. Mancavano più di 20 minuti alla fine ma il Verona, che ha reagito come una tigre ferita, ha mancato di lucidità. Niente da fare: è il tempo dell’Inter, che vuole correre veloce come le solite note dei quartieri alti.

(La Gazzetta dello Sport)

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