La Gazzetta dello Sport, oggi in edicola, riporta un’intervista di Rosita Celentano, tifosa nerazzurra, autrice, tra l’altro, dell’Inno dell’Inter “Pazza Inter”.
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Rosita Celentano: “Pazza Inter? Idea di Moratti. Diritti? Ora vi spiego che è successo”
La Gazzetta dello Sport, oggi in edicola, riporta un’intervista di Rosita Celentano, tifosa nerazzurra, autrice, tra l’altro, dell’Inno dell’Inter “Pazza Inter”. Ecco le sue parole: Come nacque l’inno? Era il 2003, andai da Massimo...
Ecco le sue parole:
Come nacque l’inno?
Era il 2003, andai da Massimo Moratti e gli proposi di comporre un inno. Lui fu subito entusiasta, ma mi chiese una cosa.
Quale?
"Non voglio il solito inno” mi disse Moratti, l’Inter è una squadra un po’ pazza, mi piacerebbe che venisse fuori questa pazza Inter nel testo”. Ci ha dato un assist fantastico, siamo partiti dal suo concetto e l’abbiamo sviluppato. Siamo soddisfatti perché il brano interpreta lo spirito giusto.
L’avevano cantato i giocatori?
È stata un’esperienza divertente. Quelli più intonati, come Zanetti e Recoba, sembravano in una sala giochi, quelli più insicuri all’inizio si defilavano, ma poi si sono fatti coinvolgere, con Bruno Arena dei Fichi d’India che li dirigeva e allentava la tensione.
Come mai è sparito da S.Siro per un periodo?
Colgo l’occasione per fare chiarezza. C’è stato un grande fraintendimento perché il mondo del calcio e quello della discografia sono molto lontani. Quando un editore produce un brano non può impedire a nessuno di suonarlo perché è della gente. Ho tentato di spiegarlo alla società, ma evidentemente c’erano problemi più importanti durante il cambio di dirigenza. Io posso intervenire su tutti gli altri diritti, tipo le suonerie dei cellulari, quelli sì, ma non allo stadio. Ne ho parlato con l’ex presidente Moratti e in una settimana la situazione si è sbloccata.
Io interista per merito di mio papà?
Sono molto soft. Da bambina ero milanista, poi avevo un’amica giallorossa e per un po’ ho tifato Roma. Sono per il bel gioco, ma adesso sì, sono nerazzurra. Un giorno mio padre mi disse: “L’Inter è come una bella donna che ti fa soffrire e la devi conquistare ogni volta. Ti spiazza”. Allora ho capito che cosa significa essere nerazzurri».
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