E ora da dove comincio? Dov’è il bandolo di questa sconfitta che, per quanto preventivabile, non può non lasciare basiti? Non lo so, e so già che in questo post dimenticherò qualcosa: troppe le cose da dire, troppi gli aspetti da analizzare, troppe -soprattutto- le conclusioni da trarre.
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BAUSCIACAFE’ – Il buio in mezzo al tunnel
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Cominciamo dall’inizio, dalla formazione scesa in campo contro un Tottenham che al White Hart Lane ha perso solo 2 partite in stagione, che non è più la squadra traballante di inizio anno e che può permettersi di schierare quello che, secondo chi vi scrive, è attualmente uno dei tre giocatori più forti del mondo (chi indovina gli altri due?): quel Gareth Bale già autore di 20 gol e 10 assist, per l’occasione schierato come seconda punta più che trequartista da Villas Boas. Giusta quindi, sulla carta, l’idea di Stramaccioni di coprirsi più del solito, togliendo un attaccante per aggiungere un centrocampista. E’ un 4231 speculare a quello degli inglesi il modulo che, con gli uomini contati, inizia il match a Londra, con Gargano e Cambiasso a far la guardia a Bale e soci, e Cassano finto 9 che dovrebbe favorire gli inserimenti di Alvarez, Kovacic e Pereira. Tutto molto bello in teoria, se non fosse che c’è da fare i conti con l’avversario. Il Tottenham parte fortissimo con Dembélé e Parker che prendono subito il sopravvento su Cambiasso e Gargano e mettono in moto il meccanismo perfetto di Villas Boas: corsa, fisicità e palle recuperate in mezzo al campo e immediatamente distribuite sugli esterni, dove Juan Jesus e Zanetti vanno subito in difficoltà su Lennon e Sigurdsson. Proprio da una situazione di questo tipo l’islandese mette una palla al centro per l’inserimento di Bale, che prende il tempo (e i centimetri) a Cambiasso e batte Handanovic. CONTINUA A LEGGERE
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