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L’infortunio di Rodrigo Palacio, miglior realizzatore della pessima stagione 2012-13, ha risollevato un problema che numerosi tifosi avevano già indicato come potenzialmente devastante: il livello mediocre dell’attacco nerazzurro.
La politica societaria post-Triplete è caratterizzata da una notevole confusione in tema di acquisti e cessioni, con mercati condotti secondo criteri non facilmente comprensibili ma purtroppo accomunati da una serie di “sacrifici” risultati estremamente deleteri. Nell’estate 2010 si concretizza il trasferimento di Mario Balotelli (allora 20enne) al Manchester City del suo mentore, Roberto Mancini, per una cifra prossima ai 28 milioni di €, bonus inclusi. Viene così meno uno dei giocatori che con la sua classe e potenza atletica aveva deciso varie sfide delicate, fornendo anche un prezioso contributo le volte in cui è subentrato ad un compagno (eccezion fatta per Inter-Barcellona 3-1, naturalmente). Nella stessa sessione di mercato l’indisciplinato ma talentuoso Arnautovic (in prestito dal Twente) viene lasciato andar via con pochi rimpianti.
Nel 2010-11 una serie di infortuni muscolari frena “El Principe” Milito, il cui contributo realizzativo risulterà fortemente deficitario, a fronte della straordinaria stagione di Eto’o (37 gol complessivi). In netta involuzione anche Goran Pandev, fuori forma e in crisi nera. La società decide di intervenire a gennaio, acquistando dalla Sampdoria per 12 milioni più Jonathan Biabiany (valutato 8 milioni) il centravanti Giampaolo Pazzini, il cui impatto con la realtà nerazzurra (complice il calcio offensivo praticato da Leonardo) sarà piuttosto confortante. 17 le presenze in A ed 11 i centri realizzati dall’ex sampdoriano. Permane tuttavia il problema delle poche alternative in un attacco che si regge essenzialmente sull’estro e la fantastica “vena” di Eto’o, alla migliore stagione della sua carriera. CONTINUA A LEGGERE
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