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Giochi partite incolori dove la cosa più eccitante, si fa per dire, è prendere un gol e poi, in una frizzante serata di marzo, quando tutto sembra ormai scritto, fai la partita, per molti versi perfetta, e ti riscatti con un orgoglio feroce. Con una saggezza inaspettata. L'Inter non muore mai. Anche quando è a pezzi, strattonata da voci che la feriscono e colpita da mille infortuni trova il modo per rialzarsi. Fa quello che non le riusciva da troppo tempo. Giocare con intelligenza, costruire, prendere le misure. E buttarla in rete. Quattro reti e un finale dolorosissimo. Troppo CONTINUA A LEGGERE
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