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Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Alessandro De Calò ha parlato così dell'affare Eriksen-Inter. La trattativa tra i nerazzurri e il Tottenham sembra incanalata verso il lieto fine. Ecco il giudizio di De Calò:
"Nel gennaio di tre anni fa, Antonio Conte va a giocare un derby a casa Tottenham. Il suo Chelsea comanda la Premier, davanti al Liverpool, ed è lanciatissimo. Tredici vittorie di fila, non lo ferma nessuno. Così sembra, finché non arriva Christian Eriksen, con il suo fisico da piccolo armadio, i piedi deliziosi e lo sguardo velocissimo, capace di leggere prima degli altri da che parte va il gioco e dove finirà il pallone. Eriksen pressa, cuce, tampona, ricama, trascina. E inventa, soprattutto. Due pennellate per la testa di Dele Alli blindano il 2-0 degli Spurs, che interrompono la serie record del Chelsea. Non credo che Conte abbia scoperto Eriksen solo quel giorno, il 4 gennaio 2017. Era già un top. Ma, di sicuro, il registrare sulla propria pelle le giocate da campione del danese – senza riuscire a limitarle – ha segnato uno scatto in avanti nel giudizio dell’attuale allenatore dell’Inter. Conviene ricordarlo in questi giorni che promettono un piccolo, epocale, salto di qualità dei nerazzurri".
ERIKSEN COME SNEIJDER - "La premonizione di Martin Jol, tecnico che ha lanciato Eriksen – allora diciassettenne – in prima squadra nell’Ajax, sta per prendere corpo. Jol paragonava il gioco di Christian a quello di Wesley Sneijder, altro talento della scuola di Amsterdam. Tutto questo succedeva nel 2010, durante una stagione memorabile per un’Inter completata proprio dall’arrivo in cattedra, a San Siro, di Sneijder. La storia può ripetersi? Lasciamo stare il Triplete, non è più tempo. E lasciamo perdere anche il ruolo di Mourinho, che allora nell’Inter funzionava come polo di attrazione (di Sneijder) e adesso, col Tottenham, non fa ostruzioni (per trattenere Eriksen). Comunque sia, vedo delle analogie. Anche forti. Eriksen può spostare in modo decisivo gli equilibri dentro alla squadra – e nel rapporto di forza con gli avversari – come aveva fatto Sneijder. Con la sua direzione d’orchestra l’Inter diventa un’altra cosa: sale d’abito, cresce in gerarchia, mette paura anche alla Juve. Forse Eriksen non ha il carattere di Sneijder, una personalità compressa e costruita tipo i muscoli del culturista. Però ha più classe, deve solo spalmarla bene, in modo più continuo. È un 10 tendente al 14, talento generoso e polivalente come insegnano alla scuola di Cruijff. Ho l’impressione che Eriksen debba fare l’ultimo salto di qualità per completarsi. Ha l’età giusta: poteva provarci col Real o uno dei due Manchester che lo tenevano nel mirino, ma l’occasione che gli offre l’Inter è puro caviale. Sneijder, dieci anni fa, ripartendo da San Siro l’aveva sfruttata. Adesso i nerazzurri hanno bisogno come il pane della classe e della creatività di Eriksen. Basta che giochi come quel giorno di tre anni fa a Londra, sotto gli occhi di Conte, e ne riparliamo. Anche di scudetto, certo. Anche di scudetto".
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