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Galliani: “Sogno Icardi? Grande campione che volevamo è Dybala. Ha detto no perché…”

Alessandro Cosattini

Adriano Galliani parla in esclusiva al Corriere della Sera. Tra campo e mercato, ecco le dichiarazioni dell'ad del Monza

Adriano Galliani parla in esclusiva al Corriere della Sera. L’amministratore delegato del Monza alla vigilia della sfida con la Roma si è soffermato su temi di campo e mercato anche: «Promozione? È l’impresa più grande che abbiamo realizzato, lo ripeto spesso al presidente. Abbiamo preso una società che cinque anni fa era in D e l’abbiamo portata in A. Il Milan, prima del nostro avvento, aveva già vinto due Coppe Campioni. Delle venti squadre di A noi siamo l’unica a parteciparvi per la prima volta».

La salvezza a fine anno sarebbe un obiettivo riduttivo?

«Ma no, le statistiche dicono che in genere retrocedono quasi 2 squadre su 3 delle neopromosse. La A è un altro sport rispetto alla B».

Li appende sempre i suoi slogan motivazionali?

«Sì, l’ultimo è: “Abbiamo impiegato 110 anni per andare in serie A, non possiamo impiegare 12 mesi per tornare in serie B”».

Avete abdicato al sogno Icardi?

«Il grande campione a cui avevamo pensato che, come ha raccontato nei giorni scorsi il presidente, ha declinato l’offerta, è Dybala. Avevo invitato gli agenti a casa mia, ma il giocatore preferiva un club che disputa le coppe».

Dal Milan al Monza: sono cambiati i suoi colloqui con il presidente sul calcio?

«No sono rimasti gli stessi, è il calcio ad essersi trasformato. I diritti tv hanno stravolto le gerarchie: in Italia vengono venduti per 1,2 miliardi, in Inghilterra per 4. In particolare all’estero noi vendiamo i diritti per 200 milioni, la Premier per due miliardi. Senza contare che gli altri hanno costruito stadi nuovi e noi siamo rimasti indietro. Faccio un esempio: se andrà bene, il Monza fatturerà 50 milioni di euro. Una neo-promossa inglese 250 milioni di sterline».

La diverte sempre il mercato?

«Sì ma rispetto a trent’anni fa il meccanismo di promozioni e retrocessioni fa sballare i conti. Su venti squadre, quattro vanno in Champions accedendo a una grande fetta di risorse (la Uefa mette a disposizione 2 miliardi per 32 club), due in Europa League dove gli introiti sono inferiori, una in Conference, dieci si salvano e tre retrocedono. Per evitare di scivolare in B vedendo scomparire il 70% del fatturato si spende più di quello che si potrebbe. E con il fair play finanziario la forbice si allargherà ulteriormente: come sta accadendo nella società, scomparirà la classe media, esisteranno solo i ricchissimi e i poveri».

Con che animo si avvicina alle sfide con il Milan?

«Il cuore di certo è rimasto molto rossonero. Ma intanto prevale la gioia di condurre il Monza a San Siro quando prima i derby erano con il Seregno, la Giana, la Pro Sesto».

(Fonte: Corriere della Sera)