Come sottolinea La Gazzetta dello Sport, l’Inter negli ultimi anni ha ceduto i pezzi grossi all’estero per non rinforzare la concorrenza e per vendere a peso d’oro, per cifre che in Italia pochi club possono permettersi.
Le cessioni più importanti? Icardi al Psg (50 milioni più bonus), Lukaku al Chelsea (113), Hakimi al Psg (68), Casadei al Chelsea (15 più 5), Brozovic all'Al Nassr (18), Onana al Manchester United (50) e Gosens all'Union Berlino (13).
“Quando l'Inter va a comprare per una cifra importante un giocatore di una società italiana, non avendo un saldo positivo nella Camera di compensazione della Lega Serie A (tiene conto della differenza tra acquisti e cessioni tra i club italiani) deve garantire l'operazione con una fideiussione bancaria. Cosa che in un mercato di autosostentamento come quello nerazzurro è complicata” spiega La Rosea.
All'estero, invece, le fideiussioni non sono una pratica obbligatoria, anche perché la Uefa prevede controlli trimestrali dei debiti verso altre società e dipendenti, pena anche l'esclusione dalle coppe.
Da considerare l’aspetto legato alla formula dell’operazione, fondamentale nel perfezionamento di essa.
L’operazione Frattesi con il Sassuolo è arrivata in prestito (6 milioni, "coperti" dal cartellino di Mulattieri) con obbligo di riscatto (a 27) al raggiungimento di una condizione "facile" e scattata a inizio febbraio ovvero dopo il termine del mercato di gennaio.
Tre vantaggi:
La Gazzetta dello Sport conclude:
“Per Gudmundsson o Zirkzee, dunque, bisogna lavorare su un doppio binario: la formula e l'inserimento nell'operazione di una contropartita tecnica. Oltre alla cessione di qualche giovane di valore come per esempio Valentin Carboni per avere liquidità.”.
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