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Barça, ora vieni a San Siro: con l’Inter si sogna. I 5 gol rivelano un bellissimo segreto

Marco Macca

Ecco la nostra analisi di quanto accaduto a San Siro

Partiamo da un numero: 67.532. Ogni analisi che si rispetti sull'Inter in questo momento non può prescindere da un dato come questo. Perché non si giocava di sabato sera, né di domenica pomeriggio, né tanto meno in una semifinale di Champions League. Con tutto il rispetto per il Genoa, così tanta gente innamorata in molti se la sarebbero aspettata martedì sera con il Barcellona (e probabilmente lì ce ne saranno anche molti di più). Chi conosce davvero l'Inter e i suoi meravigliosi tifosi, però, no, non è rimasto affatto sorpreso. Quando si tifa questa squadra, non si può restare spiazzati da questi numeri, da questo affetto. Chi tifa Inter e conosce il popolo interista sa che stiamo parlando di un sentimento profondo, che nasce dai meandri più nascosti dell'animo e che si manifesta ogni volta che questa squadra mette piede in campo.

Fatta questa necessaria premessa, si può passare alla partita. Che dire: un pomeriggio praticamente perfetto. Di quelli che possono dare la certificazione della nascita di una grande squadra. Non che nelle ultime uscite l'Inter avesse seminato dubbi da questo punto di vista nelle ultime uscite (per informazioni, chiedere alla Lazio), ma dare un'altra risposta di questo tipo dopo una partita comunque dura come quella dell'Olimpico e un'altra alle porte tremenda come quella contro il Barcellona era tutt'altro che scontato. Partendo dal gioco per finire alle prestazioni dei singoli, questa squadra ha letteralmente estasiato. E ha dimostrato che sì, questa rosa è davvero completa per giocarsela su tutti i fronti. E contro tutti. Barça compreso. E' questo il vero segreto di questa Inter. Perché le risposte più belle non sono arrivate solo dai soliti noti (vedi Brozovic, de Vrij, Politano e Skriniar), ma anche e soprattutto da coloro che fin qui erano rimasti in penombra, in attesa di un'occasione tanto attesa quanto spesso sfumata. Gagliardini, Joao Mario, lo stesso Keita, entrato in campo con l'atteggiamento giusto, con la voglia di dimostrare che anche lui può far parte a pieno titolo di un gruppo tanto competitivo.

Tutti protagonisti di una prestazione impressionante. Che, se da una parte sottolinea i loro meriti di restare attaccati alla maglia e riprendersela con personalità e professionalità, dall'altra evidenzia quelli di un allenatore, Luciano Spalletti, capace di rivitalizzare dei giocatori che sembravano sepolti sotto una coltre di polvere, ai confini del mondo Inter e praticamente dimenticati da tutti. I tifosi nerazzurri possono godersi un gruppo che ogni giorno diventa sempre più solido, con l'aiuto di tutti. L'orizzonte chiamato Scudetto è ancora lontano, forse irraggiungibile quest'anno. Ma, se fino a qualche tempo fa quella parola non si poteva probabilmente nemmeno sussurrare, ora la si più nominare a voce alta. Con umiltà, ma con gli occhi fissi verso un obiettivo che prima o poi, questa è la convinzione, verrà raggiunto.

Complimenti a Gagliardini: un ragazzo troppo spesso bistrattato ma che ha tutte le qualità per diventare al più presto uno dei centrocampisti più forti in circolazione; complimenti a Joao Mario, che ha iniziato a giocare in questa stagione solo lunedì (accompagnato dallo scetticismo generale) e che in due partite ha recuperato gran parte del terreno perso, con due prestazioni di livello assoluto, al di là del gol e dell'assist di oggi; complimenti a Dalbert, che quando gioca con tranquillità diventa un signor terzino. E la lista sarebbe ancor più lunga. Ma il concetto è chiaro: l'Inter è diventata grande davvero. Un 5-0 così non si vede tutti i giorni. Martedì serve un'altra impresa. Forse la più difficile, ma potenzialmente la più bella. Battere i marziani del Barcellona sarebbe il giusto premio per un ciclo di vittorie da paura. Chissà se in Catalogna avranno acceso la tv oggi...