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Adriano: “L’Inter un sogno, mi manca. La perdita di mio padre la difficoltà più grande”

Marco Astori

Le parole dell'ex nerazzurro

Intervenuto sul canale YouTube dell'Inter per rispondere alle domande di alcuni piccoli di tifosi, Adriano, ex centravanti nerazzurro, ha parlato della sua esperienza alla Beneamata, ma non solo.

Il soprannome "Imperatore"?

Ero sorpreso quando hanno cominciato a chiamarmi così, nemmeno sapevo fosse riferito a me. Il capo della tifoseria venne da me dopo una partita e mi disse che da lì in poi sarei stato chiamato così. Fui molto felice perché non avrei mai pensato nella mia carriera che qualcuno avrebbe potuto chiamarmi "imperatore", ma Dio mi ha benedetto con questo soprannome.

E' stato difficile smettere di giocare a calcio?

E' difficile ancora oggi non giocare più, purtroppo mi sono operato due volte al tendine di Achille e questo mi ha dato molti problemi. Alla mia età questa cosa pesa un po', ho smesso di giocare con i miei amici, anche se non è facile, ma sfortunatamente ho dovuto smettere perché l'operazione mi ha disturbato molto: io sono alto, quindi è difficile riprendersi da un'operazione così due volte e tornare a giocare come prima. Con molta tristezza ho smesso. Ancora oggi mi manca giocare a calcio, l'allegria dei tifosi brasiliani, del Flamengo e anche dell'Inter, quindi è stata una scelta molto difficile.

Cosa diresti a un giovane che vuole diventare un calciatore?

Non mi sono mai arreso nelle difficoltà, non è facile fare il calciatore: tanti lo pensano, ma richiede un grandissimo lavoro, ci sono delle barriere da superare e ci vuole la testa giusta per non arrendersi mai e continuare a inseguire il tuo obiettivo. Chi ha veramente voglia di diventare calciatore le prova tutte, ma nel calcio ci sono momenti belli e brutti, ci vogliono coscienza e tanta forza per non arrendersi mai.

L'emozione più grande da calciatore?

Vedere l'allegria della mia famiglia, non ha prezzo. Poter trasmetterla anche ai tifosi è molto gratificante. Poi l'orgoglio di raggiungere i tuoi obiettivi, anche questo non ha prezzo.

Il Sao Paulo?

Mi è piaciuto tantissimo giocarci, ricordo che era il 2006-07 ed ero nell'Inter, e andai lì in prestito: è stato breve ma meraviglioso. Non siamo riusciti a vincere la Libertadores perché abbiamo perso con la Fluminense, ma è stata un'esperienza molto importante per la mia vita e la mia carriera. All'epoca avevo perso mio padre, venire al Sao Paulo mi ha permesso di riprendere in mano la mia carriera.

Come ti sei sentito quando sei arrivato all'Inter?

Le più grandi difficoltà?

La più grande è stata la perdita di mio padre, quando giocavo potevo sempre contare sul suo appoggio, ma da quando se n'è andato ho sentito una grande tristezza. Ma la vita è così, ti porta alcune cose difficili da comprendere, e per me la perdita di mio padre è stata così, la difficoltà più grande.