Il cartello "lavori in corso" è ancora appeso al cantiere, attenzione. Guai a toglierlo proprio adesso. Servono ancora tanto cemento, sudore, una mano d'arte qua e là. E poi affinare, affinare, e ancora affinare. Con perseveranza, intelligenza. Un diamante da sgrezzare, lucidare e presentare quanto prima nella sua configurazione più splendente. Insomma, per farla breve, la strada è ancora maledettamente lunga. Ma, intanto, sì, lo si può dire: la macchina Inter è ufficialmente ripartita.
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Tra luce e buio, colpi da Ninja: l’Inter sa reagire. I “lavori in corso” ci sono, ma…
Una risposta importante dei nerazzurri proprio quando era vietato sbagliare
RISPOSTA - Il 3-0 di Bologna nasconde difetti e insidie, tranelli e trappole, debolezze leggerezze. Ma che Spalletti e i suoi se lo prendano pure e con tutte le sue zone d'ombra. Perché era proprio quello che ci voleva. La terra iniziava a farsi più fragile, dopo il misero punticino messo in cascina contro Sassuolo e Torino. D'altronde, se chiudi la porta del mercato con acquisti così importanti, è facile che ti vengano messe addosso etichette e pressioni. A Reggio Emilia lo spettacolo era stato tutt'altro che esaltante. Serata storta, si era detto. Certo, ma contro il Toro la questione era stata risolta fino a un certo punto. E il risultato (2-2) era lì a mantenere la discussione aperta sul ruolo di questa squadra in campionato. Al Dall'Ara serviva una risposta. Ed è arrivata.
NINJA - L'Inter è ripartita. E lo ha fatto confermando che la firma sulle fondamenta della sua stagione porta il nome di Radja Nainggolan. Un signore che ha saltato praticamente tutta la preparazione con la squadra, che ha giocato un solo spezzone di amichevole, che è stato discusso riguardo ai suoi comportamenti extra-campo ancor prima che la sua stagione iniziasse. Ma che ne sa qualcosa quando si tratta di decidere le partite. D'altronde, se Spalletti ha fatto carte false per averlo, un motivo ci sarà pure. Una capacità unica di concentrazione, corsa, senso tattico, abnegazione. Sembrava indossare quella maglia da anni, era solo alla prima partita. Che Luciano lo tratti con cura certosina, perché avere al massimo un giocatore così è il vero pendolo della stagione dell'Inter, quello che oscilla tra luce e buio.
GLI ALTRI - Ma Spalletti ha avuto risposte importanti da tanti altri. Quelli che hanno risposto presente all'appello, e che hanno confermato che il gruppo, quello sì, ha già la giusta unione per puntare in alto. Che dire di Antonio Candreva. Molti gli avevano già chiuso la valigia e lo avevano salutato in anticipo senza troppi fronzoli. Il professionismo sta tutto nel suo ingresso in campo, al di là del gol. Lo sguardo di chi non si dà per vinto tanto facilmente. Un autentico animale da campo. I minuti e le sentenze sul suo futuro possono aspettare. E, che dire, ancora, di Handanovic. Della serie: scusate l'assenza. Sa(n)mir, il portiere che ha salvato l'Inter tante volte, è tornato. Anche lui. Non che il Bologna lo abbia mandato al manicomio, questo no, ma la parata su Helander dopo pochi minuti equivale a un biglietto di ritorno alla forma migliore, quella che i tifosi nerazzurri conoscono da anni. E poi Keita, Politano, Gagliardini: la ricchezza di un'Inter che, cambiando i propri addendi, ha cambiato (senza Icardi e Lautaro Martinez, è bene ricordarlo) anche il risultato.
FIDUCIA - Insomma, nessuno può dire che questa sia l'Inter vera, quella che dovrà stare il più possibile ai vertici del campionato. I primi 60' confermano che esaltarsi è severamente vietato, anche per chi, praticando abitualmente l'interismo, ha ormai fatto il callo a emozioni da montagne russe. Gioco da velocizzare, trame da modellare, automatismi da ricercare e consolidare. Ma la prima, benedetta vittoria della stagione è arrivata. Tre punti che hanno un'importanza capitale per smuovere sensazioni e certezze già sopite. Che questo 3-0 se lo prendano tutto, Spalletti e i suoi. C'è ancora tanta strada da fare per "pedalare" (cit.) al pari di Juventus e Napoli, tanto per fare due esempi, ma intanto la salita pare meno ripida. Non si tolga quel cartello "lavori in corso", ma intanto si guardi avanti con fiducia. Perché, sì, quest'Inter sa reagire. E dare risposte.
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