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L’Inter è ancora accesa. Lukaku, sei tornato? Inzaghi regge, ma si rifà vivo il vecchio vampiro
E' stata una brutta partita, premessa doverosa. Tesa, spigolosa, antipatica. Del resto, contro la Juventus difficile immaginare spettacoli diversi. Detto questo, però, un'analisi di quanto espresso dall'Inter nell'andata della semifinale di Coppa Italia si può certamente fare. Partendo dalle pressioni di questi giorni: Inzaghi e i suoi arrivavano a questa sfida con una pressione addosso indicibile (e meritata), dopo quattro sconfitte nelle ultime cinque gare di campionato e, soprattutto, la caduta a tratti indecorosa di San Siro contro la Fiorentina.
Se quella di sabato è sembrata un'amichevole, per parafrasare Massimo Moratti, la partita di questa sera è stata tutt'altro. Si è rivista (finalmente) un'Inter viva, feroce nei contrasti, unita nell'intento. Un'Inter capace di concedere il minimo indispensabile a una Juventus lanciatissima in campionato e di rischiare pochissimo. Un'Inter mossa nuovamente da un fuoco che sembrava ormai spento nel gelo di un futuro appassito, di un domani più incerto che mai, di una crisi senza troppi spiragli di luce. Certo, Juventus-Inter si presta più di altre partite a tale scopo, ma segnali incoraggianti si sono comunque intravisti.
L'Inter osservata a Torino ha mostrato passi avanti nel ritmo del possesso, nei movimenti senza palla e anche nella tenuta difensiva, sebbene l'avversario non abbia fatto troppo per una prova d'urto vera e propria. I buchi paurosi di sabato a San Siro non si sono rivisti, e di questi tempi è già una notizia positiva. La squadra ha tenuto bene il campo e, se alla vigilia il popolo interista si aspettava quantomeno una reazione, è stato accontentato.
Detto questo, però, i vecchi vampiri aleggiano ancora sulla truppa Inzaghi. Brozovic, D'Ambrosio e Mkhitaryan, con le loro occasioni (clamorose) fallite, hanno ricordato a tutti qual è il morbo che attanaglia questa Inter. Non concretizzare quanto si crea, soprattutto in partite pesanti come quella contro la Juventus, è una spada di Damocle che condiziona non poco l'andamento delle gare e della stagione. Nella fase decisiva del 2022-23, sterzare su questo aspetto è un obbligo inderogabile. Di certo, errori del genere contro Salernitana e Benfica potrebbero costare molto più caro. Forse, è questa una delle grandi colpe di Simone Inzaghi: si può certamente affermare che errori del genere non siano imputabili a lui, ma se diventano una costante (per informazioni, chiedere a Lukaku), probabilmente manca quella scintilla, quella cattiveria che solo un allenatore di grandissimo carisma riesce a darti. Non è un caso che, pur con un gioco discutibile e un atteggiamento ancor di più, riesce a dare lezioni di cinismo a tutti.
Infine, Lukaku. Nella penuria di gol di questo periodo, un lampo di luce. Un gol arrivato ancora una volta dischetto (18 su 18 in nerazzurro), ma un passo avanti significativo. Si è rivisto un Big Rom famelico, vivo, animato da un fuoco vero. Sperando che sia l'inizio di un finale diverso, di una storia ancora da scrivere, anche in vista del 2023-24. Questa Inter non basta per battere il Benfica e passare alle semifinali di Champions League e, forse, nemmeno per vincere in scioltezza a Salerno, ma la fiamma non si è ancora spenta. L'Inter è ancora viva. La Juventus? Chi di mano ferisce, di mano perisce...
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