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Asllani: “Sono cresciuto tanto. Lautaro bastone, Calhanoglu carota. L’Inter per me…”

Fabio Alampi Redattore 
Il centrocampista nerazzurro si racconta alla vigilia della sfida tra la sua Albania e l'Italia: "Non sarà una partita normale per me"

Quella contro l'Italia sarà una partita decisamente speciale per Kristjan Asllani: il centrocampista dell'Inter affronterà con la sua Albania la Nazionale del Paese nel quale è cresciuto, e si troverà di fronte tanti suoi compagni di squadra in nerazzurro. Senza contare che per lui, a 22 anni, si tratterà della prima partita in una competizione internazionale come l'Europeo. Intervistato dal Corriere della Sera, Asllani non ha nascosto tutta la sua emozione.

Kristjan Asllani, per lei, arrivato a Buti in provincia di Pisa quando aveva due anni, Italia-Albania di domani sera non può essere una partita normale. È così?

"Direi una bugia se raccontassi che lo è, anche perché gioco contro tanti compagni di squadra. Peccato solo per il girone durissimo, ma vogliamo fare bene e aprire un ciclo per provare a qualificarci al Mondiale. C'è un bel mix di vecchi e giovani".

Il cuore di Buti sarà diviso?

"Secondo me prenderò tante offese (ride ndr). Ma ci sono anche tanti altri albanesi nella zona. Di sicuro sarà una bella partita e non vedo l'ora di giocarla".


Lei quando l'Italia ha vinto l'Europeo cosa ha fatto?

"Sono stato in piazza, coi miei amici che festeggiavano".

In cosa si sente più albanese?

"Il mio sangue è albanese, in casa ogni tanto parlo la lingua. E con i nonni in Albania mantengo vivo le radici".

A Elbasan dove è nato ci va mai?

"Sì, se con la Nazionale sono a Tirana e ho il pomeriggio libero vado a trovare i nonni".

I suoi genitori le raccontano della loro vita in Albania e dell'arrivo in Italia?

"Sempre. Mio padre è arrivato in Italia con il gommone e mi racconta quanto fosse dura la vita in Albania. Mia madre mi ha avuto a 18 anni e non è stato facile. Hanno sofferto tanto e quello che hanno fatto per me e mio fratello Leonardo che ha 13 anni non ha prezzo: sento di non poterli ripagare, ma ci provo".

Come?

"Quando ho firmato per l'Inter ho portato tutti con me a Milano, anche perché parlano tutti bene della città, ma a 21 anni viverci da solo sarebbe stato un casino. Mia mamma lavorava in una fabbrica di dolci, mio padre per l'azienda degli acquedotti e d'estate stava tutto il giorno al sole: adesso la vita è cambiata".

Fino a tre anni fa d'estate serviva ai tavoli alla «sagra dello stringozzo alla cinta senese»: più complicato fare slalom tra la gente con i piatti in mano o giocare titolare a Firenze una partita chiave per lo scudetto?

"Più difficile giocare quella partita, perché la sentivo molto, non giocavo dal primo minuto da diverso tempo e la Juve era molto vicina a noi: c'era un po' di stress".

Jorginho, Modric, Brozovic, Barella, Pedri. Un girone di grandi centrocampisti: ha un modello o le basta Calhanoglu per crescere?

"Anche Brozovic è un'ispirazione. Vedere lui e Calha allenarsi è stata una delle cose più belle che mi potesse capitare".

È stata una stagione di crescita per lei?

"Senza dubbio. Davanti ho un grandissimo giocatore come Hakan, dal quale cerco di imparare tutti i giorni. Lo ringrazio, anche per la persona che è".

Giocare poco non è facile.

"Ho capito che anche se giochi tre minuti, devi farti trovare pronto. Ma sono migliorato anche nella fase difensiva, sulla quale ho lavorato tanto. E nel gioco con la palla: stando con i campioni migliori in tutto".

Calha usa più il bastone o la carota con lei?

"La carota".

Lautaro invece ha fatto capire in una intervista alla Gazzetta, che con lei ha usato il bastone. È così?

"Certo, ma io lo ringrazio perché mi parla tantissimo, specie fuori dal campo. Non voglio raccontare cosa mi ha detto ma mi ha aiutato tantissimo. Ha fatto bene ad usare il bastone".

Lei è passato dalla Primavera dell'Empoli all'Inter in poco più di sei mesi. È stato complicato mantenere l’equilibrio?

"Ci penso sempre, perché sono arrivato a Milano dopo 13 partite da titolare a Empoli".

Inzaghi l'aiuta a diventare un giocatore da grande squadra?

"Sa quando venire a parlarti e quando non è il momento: mi aiuta tantissimo".

È nato il 9 marzo come l'Inter: è anche la sua squadra del cuore?

"Sì, la passione nasce da uno zio, molto interista. Però mi piaceva tantissimo anche Kakà".

Un'Italia con il blocco Inter è ancora più pericolosa?

"Sì. E chiaramente è favorita".

I suoi compagni in una-due parole: Barella?

"Barella: qualità e quantità. È uno dei più forti al mondo e spero domani ci sia. Bastoni: eleganza. Dimarco: piedino fatato. Darmian: il nostro principe. Frattesi: stupido! No, scherzo (ride). Grande forza fisica e grandissimo amico: l'ho sentito, speriamo non segni con noi".

Vi siete aiutati?

"Parliamo spesso, anche lui nell'Inter ha giocatori fortissimi davanti e deve essere contento della sua stagione. È un grande professionista".

Asllani?

"Un bravo ragazzo".