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Ausilio: “Avanti con WM, rosa è da CL. Anche Mou fischiato. Ammetto che…”

Riccardo Fusato

Il direttore sportivo dell’Inter, Piero Ausilio, è stato intervistato da Tuttosport e ha ribadito la fiducia in Walter Mazzarri, anche in caso di ko contro il Napoli: Piero Ausilio, il presidente Thohir ha confermato Mazzarri. C’è da...

Il direttore sportivo dell'Inter, Piero Ausilio, è stato intervistato da Tuttosport e ha ribadito la fiducia in Walter Mazzarri, anche in caso di ko contro il Napoli:

Piero Ausilio, il presidente Thohir ha confermato Mazzarri. C'è da fidarsi anche in caso di ko col Napoli?

«Sì. Mazzarri non è solo, in società siamo tutti con lui. In Italia, se le cose vanno male, bisogna per forza dare la colpa a qualcuno: oggi si demonizza Mazzarri, in passato è toccato ad altri. Due partite andate male sono qualcosa di estremamente piccolo rispetto a quello che può essere la nostra progettualità. Thohir ha confermato il tecnico? Bene, personalmente non l'ho mai messo in dubbio: sono concentrato su come superare questo momento, sulla condizione atletica precaria, la fragilità mentale mostrata dalla squadra a Firenze».

I tifosi però non lo amano.

«A San Siro sono stati fischiati anche Mancini e Mourinho. Sono all'Inter da 17 anni, ne ho viste di tutti i colori. La cultura italiana è quella che è, non possiamo cambiarla. Nessuno potrà mai avere un consenso unanime, qualcuno la penserà sempre in maniera diversa. Allo stadio la stragrande maggioranza del pubblico incita durante la partita, poi è chiaro, se si perde 4-1 col Cagliari sarebbe sorprendente se non arrivassero dei fischi».

Dunque avanti con Walter.

«Siamo convinti che alla lunga il lavoro del tecnico, la sua esperienza e la forza che la nostra fiducia gli darà ci ripagheranno. La storia di Mazzarri parla chiaro: ha sempre centrato l'obiettivo, anche con l’Inter l’anno scorso. E questo ci dà la forza: prima o poi i frutti del lavoro di un allenatore serio verranno fuori. L'importante è restare fermi sulle proprie idee, come in qualsiasi azienda in cui si crede nel progetto intrapreso».

Quanto è difficile gestire sotto pressione la situazione e dare forza al tecnico?

«Abbiamo avuto il coraggio di terminare alcuni rapporti storici con dei senatori considerati degli eroi dai tifosi, non ci può spaventare una settimana difficile. Cagliari è stata una partita stra-particolare, a Firenze sono rimasto sorpreso, perché ci aspettavamo tutti una prestazione diversa. L'abbiamo analizzata perché da uomini di campo dobbiamo anche essere lucidi: fino al 2-0 abbiamo giocato, avuto le nostre occasioni, ribattuto colpo su colpo. Purtroppo Babacar prima e Cuadrado poi hanno inventato due gol e dopo il 2-0 l'Inter ha finito di giocare. Non siamo stati disintegrati dalla Fiorentina, ma dopo il 2-0, è indubbio, sono venute fuori delle fragilità che questa squadra ha. Nella gara precedente, invece, quella col Qarabag è emersa una difficoltà fisica. Speravamo di superare in qualche maniera Firenze per arrivare alla sosta e ricaricarsi, purtroppo è andata così. Adesso la squadra ha lavorato e speriamo che gente come Vidic, Hernanes e Palacio ci dia qualcosa in più».

C'è stato un problema durante la preparazione?

«Volevamo partire subito forte per evitare brutte figure negli Stati Uniti, inoltre c'era un preliminare di Europa League da giocare e non potevamo sapere a luglio il valore dell'avversario. Non voglio nascondermi: forse qualcosa nella preparazione è stato anche sbagliato. Comunque stiamo calmi, siamo solo alla sesta giornata».

Non teme di aver perso già troppi punti?

«Questa squadra ha qualità negli uomini, allenatore e giocatori, per giocarsi il terzo posto. Juve e Roma hanno qualcosa in più delle altre e ci sono arrivate dopo anni di lavoro e difficoltà. Ma con le altre abbiamo tutto per giocarcela e non posso pensare che l'Inter sia inferiore a Milan, Lazio, Napoli e Fiorentina. Non me ne vogliano Sampdoria e Udinese, però mi aspetto che a metà campionato le forze vengano fuori. Le prime dieci giornate non fanno testo, soprattutto nell'annata post Mondiale. Guardate le difficoltà che stanno trovando Atletico Madrid, Borussia Dortmund e Liverpool».

Come pensate di fare capire alla gente il progetto?

«Sappiamo che in un anno e pochi mesi non si può risolvere tutto, il progetto di Thohir è a lunga gittata. Per questo bisogna essere chiari. Attualmente l'obiettivo è dimezzare il passivo di bilancio e arrivare piano piano in parità. Questo processo potrebbe essere accelerato dal raggiungimento della Champions, che porterebbe introiti maggiori. Noi il nostro l'abbiamo fatto dimezzando il monte ingaggi, ma sotto i 70 milioni non possiamo andare. Anzi, nei prossimi anni torneremo sicuramente su cifre superiori».

Thohir sembra più interessato ai numeri e al marketing che al calcio giocato.

«Il presidente è un uomo affascinante, ha il karma asiatico unito alla managerialità americana. Ma ha anche capito che il calcio in Italia è una cosa seria, non uno scherzo: bel gioco, i giovani, sono tutte cose importanti, ma alla fine contano solo i tre punti».

Fra di voi si è instaurato un buon rapporto?

«Thohir ha riorganizzato la società, ha scelto manager a ogni livello, compreso il ds. Perché io ero presente, ma lui mi ha confermato, mi ha dato un incarico e dopo averlo valutato ha deciso di rinnovarmi il contratto. Ora mi sento legittimato e dopo il mercato estivo posso dire di aver dimostrato di aver fatto qualcosa di buono».

L'addio di Cambiasso è stata l'operazione più difficile da ds dell'Inter?

«C'era la volontà da parte del club di dare l'idea del voltare pagina. Di Zanetti, Samuel e Milito si sapeva da tempo, ma Cambiasso poteva ancora dare qualcosa. Decidere di interrompere anche con lui è stato il segnale del nuovo progetto. Nessuno rinnega il passato, resta lì, questi giocatori continueranno a essere importanti per l'Inter, ma ora bisogna pensare a qualcosa di diverso. Comunque con Cambiasso non abbiamo parlato di contratto e con questa scelta non abbiamo cercato il consenso, ma credibilità tracciando una strada che comportava sacrifici anche dolorosi» .