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Piero Ausilio è stato premiato oggi come miglior direttore sportivo dell'anno. Il ds nerazzurro è appena arrivato al Botinero per ricevere il premio e commentare: "I nomi che mi hanno preceduto sono importanti, spero di poter ripercorrere la loro carriera. Sono giovane ma nel calcio da tanti anni. Ho fatto tantissima esperienza, so cosa ho dovuto fare e quanto impegno ho dovuto metterci per essere ds dell'Inter. E' un riconoscimento della gente, è una soddisfazione ancora più grande"
UNA DEDICA?
"Sarebbe scontato dire la mia famiglia ma non lo è. So quanti sacrifici hanno fatto per permettermi di fare questo tipo di esperienza. Ho studiato, per tanti anni non ho portato a casa un reddito. E' stata una passione, per 6-7 anni non c'è stato ritorno economico. Avevo determinazione e voglia. La mia famiglia è stata di grande supporto. Loro supportano la quotidianità di questo lavoro. I figli puoi vederli poco, hai poco tempo. Dal punto di vista sportivo ricordo il presidente Peduzzi, è un signore che è stato il primo ad intuire le mie capacità. Mi ha tolto dal campo, volevo fare l'allenatore, e mi ha dato la possibilità di fare questo percorso"
ARRIVANDO DALLA GAVETTA C'E' UN SAPORE DIVERSO?
"Direi di sì. Sono state tante le esperienze che ho fatto, tutte sono state formative, oggi c'è ancora più gusto. Le ho vissute con grande passione e professionalità. Sono arrivato nel 1998 all'Inter nel settore giovanile, sono cresciuto giorno dopo giorno. Mi porto dietro 17 anni di questo duro lavoro che sono il bagaglio che ho a disposizione. Non sarei lo stesso senza questo bagaglio. Mi porta ad avere un certo tipo di attenzione per i giovani. Non posso rinnegare l'insegnamento ricevuto e cerco di trasmetterlo a chi mi sta vicino".
MOMENTO DIFFICILE?
"Tutti i giorni e non parlo di questo periodo di difficoltà. Abbiamo segnato una nuova strada difficile ma sono convinto che sarà ancora più grande la gioia quando raggiungeremo gli obiettivi. La gioia? Troppo facile pensare ai successi nel settore giovanile, Madrid l'ho vissuta anche se non ero ds, ho dato una mano per costruire quella squadra. C'era Branca, Oriali, un grande allenatore, un grandissimo presidente. Ho dato il mio piccolo contributo. Abbiamo scoperto tanti giocatori. La scoperta più bella? Bonucci, Santon, Destro, Balotelli, Martins, Pandev. Sono i primi che mi vengono in mente. Mi dimentico Bolzoni, Meggiorini ma ce ne sono tanti come Siqueira, oggi all'Atletico Madrid"
UN ANEDDOTO?
"Io calciatore? Magari non ad alti livelli ma avrei fatto il calciatore professionista, ho smesso per un grave infortunio. Ma mi ha reso più forte per il nuovo lavoro. Come tutti i 17enni che si ritrovano in quella situazione pensi di mollare tutto e fare altro. L'ho pensato anche io ma il presidente della Pro Sesto mi convinse a restare nel mondo del calcio e da lì mi ha insegnato quello che ho imparato. Lui era convinto delle mie capacità. Balotelli? La chiudemmo col Lumezzane in un giorno, l'ultimo giorno di mercato. Stava andando al Bellinzona, riuscii a fermare questa cosa, convinsi la famiglia che il progetto Inter era migliore. Ci vedemmo in un hotel e nella sede del calciomercato. Balotelli già allora era talentuoso ma un po' vivace. Non ero convinto del trasferimento, lo feci in prestito con diritto di riscatto. Pensai: vediamo com'è questo ragazzo. Dopo 7-8 mesi tra Allievi e Primavera era già in prima squadra. E' stata l'operazione più particolare anche per i tempi. Quasi mai riesci a definire un affare in 24 ore"
COME PUO' VINCERE IL DS DI UNA SQUADRA CHE NON STA ANDANDO BENE?
"Io cerco di dare la mia spiegazione. Credo che vada contestualizzato il momento. La situazione estiva era molto particolare, avevamo paletti finanziari imposti, eravamo già attenzionati dalla Uefa e dovevamo presentare la struttura finanziaria alla Uefa. Il mercato è stato fatto con degli obblighi che ci arrivavano da questo tipo di difficoltà. Abbiamo puntato su giocatori che potevano essere delle scommesse, venivano da stagioni non felici ma che avevano già dimostrato di avere qualità. E penso soprattutto ad Osvaldo, che ha dimostrato cosa valeva nei primi tre mesi di Inter. Ha dato il suo contributo, poi si è rotto qualcosina e abbiamo deciso di dividere le nostre strade. Non rinnego la scelta. Medel sta dimostrando quanto sia importante anche nella nuova Inter di Mancini.Ha fatto un ottimo Mondiale. E' stato l'unico investimento. Lo stesso Dodò è stato preso con formule particolari, prestiti con obblighi che inzieremo a pagare nel 2016. Abbiamo avuto modo di inserirli da subito e poi tra due anni vedere come pagarli. Quello di gennaio è stato più brillante, abbiamo preso giocatori che stavamo seguendo da tempo. Giocatori giovani ma già affermati. Shaqiri non era soddisfatto della sua esperienza al Bayern, Brozovic poteva aspirare a qualcosa di più e siamo stati bravi e veloci. Anche loro li abbiamo presi con obbligo di riscatto quando avranno valutazioni anche superiori e quando la nostra situazione sarà migliore"
PERIODO ECONOMICO DIFFICILE?
"E' ancora più stimolante. Con Branca ho lavorato tanti anni, ho dato il mio contributo per costruire una squadra che ha dominato l'Europa e il mondo. Ora ci vuole più fantasia, bisogna trovare quello che è più adatto alle nostre esigenze. Stiamo andando su giocatori che oggi non sono top player ma possono diventarlo. E mi auguro di vincere con loro"
ICARDI NON ESULTA PER IL RINNOVO?
"Assolutamente no. Mauro è istintivo, fa quello che gli passa per la testa e spesso sono i gol. Fa cose impensabili per altri giocatori, lui fa facili cose che per altri sono difficili anche solo da immaginare. Quando non gioisce non si regala la gioia del gol fino in fondo. Non c'è alcuna motivazione particolare, ha ragione Mancini: bisogna esultare, il gol è quanto più bello ci possa essere a livello individuale e per la squadra. E' bello e importante e uno dovrebbe goderselo un po' di più"
ICARDI NON PUO' GUADAGNARE MENO DI JONATHAN?
"Non è vissuta da noi come un problema questa situazione di Mauro, non sono così convinto che lo sia per lui. Non c'è un calciatore che accetta di guadagnare meno di quanto pensi. Mauro è estremamente sereno, ha completamente delegato al suo agente. Leggevo una sua intervista: lui è davvero questo. E' un ragazzo molto serio, vive da 40enne pur avendo un'età decisamente diversa. Vive in casa con 4 bambini, con una moglie. Si dedica completamente a loro per tutto il tempo che non passa al campo. In settimana lavora bene e tanto. La domenica fa gol, le prestazioni sono sempre migliori. Ci siamo già visti, non è un problema. I tempi sono diversi da giocatore a giocatore. Mauro ha firmato un contratto di cinque anni, non poteva sapere quello che sarebbe diventato. E' già una realtà importante del calcio italiano ed europeo. Noi lo abbiamo messo sotto contratto per un periodo molto lungo, magari erano tanti i soldi di due anni fa. Ci siamo già visti due, tre volte, il suo contratto non è in scadenza, con una scadenza più vicina magari ci vedremmo tutti i giorni. Il suo agente non vive in Italia, ci dobbiamo organizzare con un giusto preavviso. Ci vediamo una volta al mese, andiamo in direzione del rinnovo, facciamo sempre passi avanti. Noi vogliamo stare e legarci più tempo a Mauro, Mauro sta bene all'Inter, ha scelto l'Inter, ha sposato il progetto, aveva altre offerte, sentiva che il progetto Inter era quello giusto per lui. Lo vedo alla Pinetina, si impegna tanto. Sistemeremo tutto nel suo interesse e nell'interesse del club"
MANCINI E' UN PO' UNA DELUSIONE?
"Potevamo scegliere una strada più corta e più veloce. Abbiamo lavorato ad un altro sistema di gioco, i giocatori sono più adatti al 3-5-2, sono moduli che Mancini conosce ma poteva scegliere se proseguire su questa strada, avendo magari più certezze, oppure scegliere la cosa più difficile che non ha pagato da subito ma che quando i conti si dovranno fare devono rappresentare la base per il futuro e sono sicuro che daranno soddisfazione. Le idee di Mancini sono diverse da quelle di Mazzarri, non puoi inventare tutto subito e non puoi pensare che la squadra si muova subito con piena sintonia. Altrimenti non si spiegano i ritiri, le amichevoli, tutti i mesi estivi a impostare la squadra. Lui ha dovuto farlo giocando le partite, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno. C'erano sempre partite, mercato. I punti sono pochi ma di positivo ci sono il gioco e la crescita della squadra e le partite che abbiamo disputato. Abbiamo fatto una grande partita e abbiamo perso all'ultimo minuto per un errore di reparto e non di un singolo. Abbiamo perso all'ultimo minuto contro il Torino dopo una gara di assoluto controllo. Questa è la strada che fa vedere qualcosa di importante per il presente e per il futuro".
PODOLSKI E' PARTITO MALE?
"In realtà è partito benissimo con la Juve, poi ha pagato la condizione fisica. Faremo i conti alla fine, è campione del mondo, ha fatto tre Mondiali. Non può avere dimenticato come si gioca a calcio, quello che avrà da dare lo vedremo presto"
DIFFERENZE TRA MORATTI E THOHIR?
"La quotidianità di Moratti la vivi ogni momento, è un appassionato, è un uomo che vive l'Inter oltre la logica dell'uomo d'affari. Thohir si sta appassionando tantissimo, lo fa attraverso la tecnologia. Lui dimentica il fuso orario, spesso ti arrivano chiamate di notte. Messaggi, mail, whatsapp, è un appassionato e spesso ti arrivano messaggi anche alle due di notte. Tornerà per la partita con il Celtic"
LA GEOMETRIA?
"Io sono laureato in giurispridenza. Credo che le cose debbano essere le più semplici possibili. Chi ha sbagliato tra Milan e Juve? Per me quando si parla di loro sbagliano sempre entrambe. Poi non bisogna mai perdere lo stile. Noi all'Inter lo abbiamo e mai lo perderemo, anche adesso in difficoltà. L'Inter ha il suo stile e l'ha sempre avuto. Le manette? Era un momento a caldo, con arbitraggio non particolarmente favorevole. Qui si parla di cose a partita finita, io cerco di sempre di mantenere equilibrio e rispetto. Non si dovrebbe mai dare il cattivo esempio"
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