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In un intervista alla Gazzetta dello Sport, Mario Balotelli, il talento forse più discusso al mondo, parla di tutto, dal rapporto con Moratti a quello con Prandelli e dice qualcosa per il suo futuro immediato.
E' vera la storia dello psicologo?
«Credo che gli psicologi siano importanti. A volte può essere molto utile il loro aiuto, ma io non ne ho bisogno. Grazie».
Lei si sente sempre nel mirino. Si è chiesto perchè?«Perché? Ogni giorno c’è un’esagerazione su di me. Meno male che non leggo i giornali…».
E' un riferimento ai Tabloid?«Non solo. L’altra settimana Mancini aveva detto che avevo giocato bene e che potevo dare di più. Bene. Hanno scritto che non avevo dato il massimo. Ed è meglio che lasci il resto perché spesso poi certe notizie sono riportate in Italia senza essere verificate. Chiedo uno stop».
In che senso?«Chiedo d’essere giudicato per quel che faccio in campo. E che non ci sia sempre tutta quest’esasperazione nei miei confronti».
Oggi ripeterebbe la frase: “non sono un bad boy”?«Io sono fatto alla mia maniera. Sono un ragazzo timido e soprattutto semplice. Mi piace divertirmi con i miei amici e cerco sempre di non dare fastidio a nessuno».
Ma non sempre è così.«Credo che ci siano tante esagerazioni nei miei confronti. A volte ci rimango male quando sono con i miei familiari o con gli amici e mi chiedono un autografo. Qualcuno mi dà dell’arrogante, ma io chiedo solo un po’ di privacy».
Come si trova a Manchester?«A dire il vero esco poco. Al massimo vado a mangiare al cinese. Ora ho questa nuova passione, non mangio neanche più italiano. Anche per non andare nei soliti posti».
Le manca l'Italia?«Non è questo il problema. Quella in Premier League è un’esperienza che mi sta servendo molto. Sotto tutti i punti di vista. Prima quand’ero all’Inter chiamavo mia madre per risolvere ogni piccolo problema. Ora me la devo cavare da solo».
Come siamo messi nel suo percorso di maturazione?«Devo migliorare innanzitutto come calciatore. Soprattutto per il comportamento in campo, ma anche dal punto di vista tattico. E poi mi sto esercitando sul sinistro».
Chi le insegna di più?«Ho la fortuna di lavorare con Mancini: uno dei migliori allenatori al mondo, se non il migliore».
C'è anche qualche giocatore?«Il mio punto di riferimento è Tevez. Quando sono arrivato qui io mi allenavo per divertirmi. Invece da lui sto imparando a dare sempre il massimo ogni giorno. Carlitos è proprio speciale. Sotto questo profilo diciamo che è molto simile a Ibra».
Guarda casio anche lui ha avuto problemi con Mancini..«Non entro nel merito di queste cose. So solo che m’ha fatto piacere il suo ritorno».
Secondo lei, Tevez, servirebbe più al Milan o all'Inter?«Secondo me sta bene al Manchester City».
Ha chiarito con mister Prandelli?«Certo. Ci siamo sentiti. Lui mi ha ripetuto di fare attenzione al codice etico e io l’ho rassicurato non solo su questo».
Su cosa anche?«Io prima pensavo solo per me, ma dopo il rosso con l’Arsenal ho capito quanto sia importante preoccuparsi dei compagni: non posso lasciarli in dieci».
All'Europeo anche una semplice ammonizione può essere pesante«Esatto. Farò molta più attenzione, so che devo migliorare anche sotto questo punto di vista».
Dopo averla rivista, quell'entrata su Song si poteva evitare?
«Il problema è che se io non faccio pressing, poi, mi accusano di non aiutare la squadra. E io voglio dare sempre il massimo. E’ anche vero, però, che certi falli quando li fanno altri passano inosservati».
Quindi lei ci spera in una chiamata per gli Europei?«Per me la Nazionale è la squadra più importante. Viene prima del club per cui gioco. Quindi io spero proprio d’esserci in Polonia».
Cosa la lega alla maglia azzurra?«Ci ho sempre tenuto, sin dalle giovanili. Ma in questi anni l’entusiasmo me lo danno i tifosi. Anche in Inghilterra m’incoraggiano tutti gli italiani che incontro. E il loro calore mi dà una carica particolare, non voglio deluderli».
Il rapporto con Mancini. Va bene o va male?«Bene. Dopo la mia ultima espulsione lui temeva una maxi-squalifica: perciò ha parlato in termini così duri. Ma abbiamo chiarito, so che lui crede in me. Com’è sempre stato, del resto».
Adesso che succede?«Ora penso solo a vincere il titolo perché sono certo che lo United farà dei passi falsi. Di sicuro nello scontro diretto con noi, poi, chissà».
In Italia dicono che potrebbe esserci un derby per Lei..«Ma perché parlate sempre di Inter e Milan? Io sto al City e non ho intenzione di cambiare maglia».
L’Inter manda messaggi. E poi quel blitz ad Appiano…«Voglio chiarire una cosa. Quel giorno ero di passaggio per caso e mi fermai per salutare gli amici. Poi mi obbligarono ad entrare a salutare Stramaccioni durante la conferenza-stampa. Non è mia abitudine fare certe cose».
Moratti parla sempre bene di lei.«E mi fa piacere. Mi conosce da quando avevo 15 anni. Lo ringrazio per la stima, ma io ora sono al Manchester City e non vedo altre possibilità».
Quindi il discorso vale anche per il Milan?«Come sopra».
Scudetto: Milan o Juve?«E’ tutto molto equilibrato e mi sembra che lì davanti le più forti stiano facendo una corsa a parte, ma devo essere sincero, non sto seguendo il campionato. Ho visto solo Milan-Juventus».
Chi vince la Champions?«Il Barcellona deve fare attenzione al Chelsea, ma anche qui in semifinale sono arrivate le più forti. Quindi tutto è molto equilibrato».
Se c’è la finale Real-Barcellona per chi tifa: Messi o Ronaldo?«Messi è un fenomeno, è un genio alla Maradona, ma io ho un debole per Cristiano Ronaldo. Per la sua fisicità, ma anche per come sa giocare al servizio della squadra».
Ha amici tra i calciatori?«Sento Marco Materazzi con cui sono rimasto in ottimi rapporti e qualche volta parlo con David Beckham. L’ho conosciuto a Los Angeles durante il nostro ritiro e da allora siamo rimasti in contatto».
E con i nazionali?«Ho chiamato Cassano quando è rientrato. Mi fa molto piacere che possa esserci all’Europeo, sarei felice per lui. Con Fantantonio mi trovo a meraviglia, è un fuoriclasse. Voglio chiarire, però, che io non pongo problemi. Gioco volentieri con chiunque voglia scegliere Prandelli».
Invece Giuseppe Rossi è stato sfortunatissimo.«M’è spiaciuto molto del suo nuovo infortunio. Perdiamo il suo talento, ma soprattutto un ottimo ragazzo. Spero di rivederlo presto».
La morte di Morosini l'ha molto toccata e molti sono increduli...«Anche io sono ancora incredulo. Una fine disgraziata per un ragazzo che avevo avuto il piacere di conoscere nell’Under 21. Ero il più giovane del gruppo ed ero un po’ in disparte, ma lui m’aveva fatto una grande impressione. E’ una grande tristezza. Come ho già detto, fatti come questi fanno riflettere».
Dopo queste tragedie ha più paura a scendere in campo?«Di sicuro farò presto nuovi accertamenti. In Inghilterra non ci sono i controlli cardiaci che facevo in Italia. Meglio cautelarsi. Ma ho fretta di tornare in campo. Per vincere. Sinora nella mia carriera ho sempre avuto la fortuna di vincere almeno un titolo a stagione».
Stavolta con chi?«Con il City. E con la Nazionale. Perché no? Ma non chiedetemi di parlare più nei prossimi mesi. Ora penso solo ai fatti».
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