Non c’è una partita in cui si salvi. Nel senso che tutte le volte incassa come fosse un boxeur. Forse per questo Barella a volte è un po’ irruento. L’autodisciplina e l’equilibrio sono mood da conquistare, che arrivano con la maturità dell’esperienza. Okei. Gli serve tempo. Ma Nicolò nel giro di una stagione si è preso l’Inter e il cuore di tanti interisti. Soprattutto si è preso la stima e la fiducia di Conte. “Mi farei ammazzare per lui”, ha detto il giocatore riferendosi al tecnico. Ed è vero. Non molla niente sul campo e il mister lo telecomanda. Vuole farlo sbocciare.
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Barella, si può fare per sempre? Dalle critiche costruttive di Conte a faro dell’Inter
Il giocatore è cresciuto tanto da quando è arrivato in nerazzurro ed è diventato indispensabile per il tecnico
Quell’uscita spiazzò un po’ tutti e poteva ritorcersi contro il giocatore. Se dentro, evidentemente, non ci avesse visto una critica costruttiva e un motivo in più di dimostrare quanto vale. È cresciuto giorno dopo giorno ed è diventato parte del gruppo di cui Conte si fida. Non è un caso se qualche giorno fa ha fatto di tutto per recuperarlo e mandarlo in campo contro lo Shakhtar. Aveva Eriksen, ma ha aspettato e rischiato il suo 23, perché quell’ultima partita di CL voleva giocarsela con i suoi uomini. Poi è finita con un’eliminazione, ma Barella ha messo in campo tutto. Lo fa sempre.
LE PAROLE DI CONTE - “Se mi rivedo in lui? Come me è un assaltatore, gli piace arrivare in porta. Ma è più forte”, ha detto l’allenatore sul centrocampista qualche tempo fa. Ma continua a dargli dei consigli perché vuole che cresca ancora, che sfrutti al meglio le sue potenzialità.
“Nicolò è un ragazzo che ha tanta energia, deve incanalarla nella giusta maniera”. E su questo il mister lavora pure quando si trovano in campo. Proprio per fermare la sua irruenza. Cerca di mettere in evidenza piuttosto la sua tenacia, la sua grinta, il piglio di chi può diventare un leader. Corre, tanto, a volte anche per gli altri.
Una sua rete è arrivata forse nel giorno più inaspettato, contro la sua ex squadra, il Cagliari. E gli è stato rimproverato, come gli è stato rimproverata la scorrettezza nel duello con Rog. Peccato, perché Nicolò non ha mai nascosto di amare molto la sua terra, la sua città e la squadra che gli ha insegnato tutto. Che lo ha fatto arrivare all’Inter. Non tifava nerazzurro da bambino, ma la sua famiglia sì. Per questo forse il suo modello è Stankovic. Ora quei colori sta imparando ad amarli e se li è cuciti addosso. Con quelli si sta affermando e anche Mancini, ct della Nazionale, se ne è accorto. Tanto che è diventato indispensabile pure per lui.
NUMERI - Alla sua ex ha segnato il secondo gol con la maglia dell’Inter, il primo di questa stagione. L’altro lo aveva messo a segno un anno fa col Verona. Ma di reti in maglia interista ne ha fatte in totale cinque, in tutte le competizioni. Bellissima quella segnata contro il Cagliari, al volo. È servita ad aprire ad una rimonta importante e l’ha completata con un assist (il quarto di questa stagione in Serie A, quinto in totale se si conta la CL). La sua presenza nei titolari è stata una certezza in Champions.Su sei gare ne ha giocate sei dal primo minuto e cinque per novanta minuti. Solo in un caso Conte lo ha sostituito al 78esimo, nella gara contro il Real Madrid. In campionato, in questa stagione, ha collezionato nove gare da titolare e tre da subentrato: 866 minuti totali sui 1.080 giocati dai nerazzurri.
PURA SOSTANZA - Pure ieri sera ha fatto il suo. Si è presentato ai nastri di partenza della gara con il Napoli con un occhio nero. Una storta alla caviglia sembrava metterlo ko, ma si è rialzato. È arrivato pure in area per difendere e in quell'avversaria quando c'era da attaccare. Al novantesimo è andato a recuperare un pallone clamoroso come se fossero passati due minuti. Roba che pensi, 'ma avrà sette polmoni?'. Non è sempre l'uomo copertina, ma non gli serve. Perché quelli come lui fanno sostanza.
I più attenti si sono accorti di che pasta è fatto. Tanto che c’è chi parla di un interesse del PSG per lui. Con l’Inter ha un contratto fino al 2024. Ma certe volte lo guardi in campo e spunta la luce. Come quella di un faro. Quella che vedi una volta ogni tanto e ti fa pensare al per sempre.
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