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Barella: “Tante offerte ma scelsi l’Inter per il progetto. Lo scudetto nel derby…”

Matteo Pifferi Redattore 
Barella si è raccontato in un'ampia intervista nel corso della quale ha ricordato anche il suo primo gol con la maglia dell'Inter

Intervenuto ai microfoni del canale Youtube Football Emotion Italia prima dell'Europeo, Nicolò Barella ha risposto alle domande dei tanti appassionati. La prima è relativa alla scaramanzia prima di giocare una partita importante:

"Prima, fino a 2-3 anni fa, ero più scaramantico. Facevo gesti ben definiti prima del match, quasi una routine. Ora sono molto più tranquillo, mi piace ridere coi compagni prima della partita e stemperare un po' l'ambiente".

I rituali ti hanno portato davvero fortuna?

"Li facevo perché ci credevo. Ad esempio prima di avere la certezza dello Scudetto non mi sono più tagliato i capelli, ma lì era nato più uno scherzo con i compagni, non era una vera e propria scaramanzia"

Cosa hai provato al fischio finale del derby?

"Bellissimo. Diciamo che avevamo la sicurezza di vincere lo Scudetto ma farlo nel derby sarebbe stato un plus per la nostra gente e per tutto. Abbiamo provato e siamo riusciti a portare a casa questo risultato leggendario. Dopo il fischio finale, però, ho esultato ma poi ho stretto la mano ai giocatori del Milan perché ho vissuto anche io la sensazione di perdere uno Scudetto all'ultima giornata, contro di loro tra l'altro, così come ho perso una finale di Champions League e una di Europa League. So cosa vuol dire perdere e mi sono sentito di fare quel gesto, poi sono tornato subito a festeggiare coi miei compagni".


Cosa hai pensato quando ti ha chiamato l'Inter? Te lo aspettavi?

"Non posso dire che me lo aspettavo, ma rendendomi conto che quando ero a Cagliari ero stato convocato dalla Nazionale e quindi mi son reso conto che la mia carriera stava spiccando il volo, sentivo di dovermi staccare dalle mie radici. Ci sono state tante offerte prima e dopo quella sessione di mercato ma ho sposato subito il progetto Inter e mi son sentito pronto subito per accettare la sfida. All'inizio è stato strano, ma all'Inter mi hanno fatto sentire importante da subito, i compagni mi hanno accolto come se fossi uno di famiglia, è stato tutto semplice, molto facile".

Quante scarpe da calcio utilizzi in una stagione?

"C'è questa cosa tra noi giocatori per la quale una scarpa da calcio ha più o meno magia rispetto ad un'altra, non dico fortuna ma è così. Quando mi trovo bene con una scarpa, faccio fatica a cambiarla però logicamente mi piace cambiare colori se no diventa monotona. Userò 6-7 colori a stagione, forse meno. E in partita utilizzo le scarpe usate in allenamento, sempre, non mi piace usare scarpe nuove in partita. Preferisco sformarla e sentirla più mia"

Che emozione hai provato quando hai segnato il primo gol con l'Inter a San Siro?

"Lo ricordo perché non arrivava più... Dicevo quando arriva, quando arriva. In verità il primo l'ho segnato in Champions con lo Slavia Praga, però quello col Verona in campionato è stato più emozionante. Il primo è stato bello ma ha portato un pareggio, però l'esplosione di San Siro è sempre bella, per il pareggio o la vittoria".

Cosa fare nei tempi morti tra le partite con l'Italia?

"Io parlo per me e dico che sto con un gruppo di ragazzi che poi sono la base di quelli dell'Inter, tanti amici coi quali sono cresciuto. Ci ritroviamo la sera in camera mia perché sono quello fissato, poi parliamo o guardiamo la tv. Nel pomeriggio magari si riposa poi dopocena parte un discorso e continua fino a notte inoltrata magari prima che il mister non vuole. I momenti di noia sono tanti, se magari ti alleni la mattina passi un intero pomeriggio a far nulla".

Qual è il ricordo più speciale degli ultimi Europei?

"Uno dei più belli è stato il ritorno dopo la partita contro l'Austria. In pratica eravamo fuori dalla competizione perché Arnautovic ci fece gol ma con una punta del piede in fuorigioco. Dopo la partita ho iniziato a dire che era il nostro anno".

Come fate a passare dall'essere avversari nei club ad amici in Nazionale?

"Il campo è una cosa. In campo ho pochi amici, fuori ne ho mille perché sono una persona diversa. Non è solo lavoro, questa è la nostra passione, l'adrenalina, la competitività e la voglia di vincere".