Il calcio, in quanto scienza inesatta, non offre l'opportunità di aggrapparsi ad assiomi e dogmi. Impossibile stabilire una ricetta universale da seguire pedissequamente in un periodo complicato, tale da garantirsi un pronto ritorno a prestazioni e risultati. Prendete l'Inter, per esempio. C'è chi sostiene che il problema da correggere sia fisico, chi addossa la colpa all'allenatore per cambi discutibili e per incapacità di dare la giusta scossa alla squadra (tesi condivisibile fino a un certo punto); ma c'è anche chi fa risalire i problemi anche all'involuzione, questa evidente, di alcuni uomini chiave, vedi Lautaro e Barella, due pilastri dell'Inter del presente, ma anche e soprattutto del futuro, come testimoniano gli onerosi rinnovi dei contratti accordati dalla società.
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Inter, Barella pilastro. Ma l’atteggiamento non è da futuro capitano: merita Skriniar
Barella è un giocatore straordinario, presente e futuro dell'Inter: ma siamo sicuri che sia pronto per diventare il capitano nerazzurro?
'QUASI NORMALE' - Sul momento complicato di Lautaro si è già detto tutto e il contrario di tutto e sarebbe lapalissiano elencare ancora i motivi che hanno portato a un'astinenza da gol così prolungata e a prestazioni così evidentemente insufficienti. E' interessante, al contrario, iniziare a soffermarsi sulle difficoltà palesate da Niccolò Barella, che fino a qualche mese fa veniva indicato dai più come uno dei migliori centrocampisti d'Europa (non a torto) e che ora sembra involuto all'inverosimile, fin quasi a diventare un giocatore 'normale'.
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'CAPITAN FUTURO' - 'Capitan futuro', come tanti tifosi dell'Inter lo hanno ribattezzato prendendo in prestito la definizione che i romanisti al tempo affibbiarono a Daniele De Rossi, non è più il giocatore che trascina, infiamma, crea vere scintille di classe e corsa. Dov'è finito? Chi scrive è un ammiratore sconfinato di Barella, uno che ha rifiutato offerte importanti per venire prima e restare poi all'Inter, squadra che sente e ha dentro da sempre. Questo è uno degli elementi che hanno spinto praticamente tutto il popolo nerazzurro ad amarlo fin da subito, incondizionatamente. Giustamente. Dal canto suo, oltre all'attaccamento per la maglia, Nic ha ripagato con prestazioni impressionanti e una crescita esponenziale che, nel giro di qualche mese, lo ha portato dall'essere uno dei maggiori talenti promettenti del calcio italiano all'essere un centrocampista di caratura internazionale, per il quale, tra l'altro, grandi club europei sarebbero pronti a fare follie. Un vanto e un'eccellenza dell'Inter, che giustamente se lo è goduto e che ha tutte le intenzioni di continuare a puntare su di lui per dare continuità a un ciclo vincente. Essere capitano dell'Inter, però, significa un'altra cosa.
QUESTIONE FASCIA - La domanda che qui ci poniamo è: Barella, candidato a raccogliere e indossare in un prossimo futuro la fascia oggi attorno al braccio di Handanovic, è davvero pronto a diventare il nuovo capitano nerazzurro? La questione è sicuramente divisiva e pronta a far discutere. La risposta che sentiamo di dare, almeno per il momento, è no. I motivi sono presto detti e, in questo senso, la partita di ieri contro il Milan è estremamente emblematica. Non ci riferiamo alla prestazione sottotono, che a San Siro ha accomunato tutta, ma proprio tutta, la squadra di Inzaghi. No, le ragioni vanno ricercate altrove, soprattutto nell'atteggiamento, nel linguaggio non verbale, in alcune caratteristiche non proprie del capitano di un club dalla storia grande come quella dell'Inter.
ESEMPIO - In un periodo complicato come quello che sta vivendo la squadra di Inzaghi, ci si aspetta che il futuro capitano nerazzurro prenda per mano i compagni. Che cerchi di trascinarli con un urlo, uno sguardo determinato, un applauso. Un incoraggiamento anche e soprattutto quando le cose non riescono come prima, quando il resto della truppa non realizza le idee di gioco che prima sembravano quasi banali. Il futuro capitano dell'Inter accetta l'errore altrui, accetta una giocata errata, continua a dare tutto per fornire innanzitutto l'esempio a tutti. Il capitano dell'Inter, in conclusione, non sbraccia in continuazione, non si lascia andare a espressioni scocciate a ogni ripresa della telecamera, non manda in continuazione a quel paese i compagni. Insomma, deve essere un trascinatore, non deve subire l'onda appannata del momento.
SKRINIAR PERFETTO - Deve presentarsi davanti alla telecamera, stavolta sì, per fare da scudo e parlare a nome di tutti. Misurare le parole, manifestare determinazione. Come, per esempio, spesso fa Milan Skriniar. Per comportamento, stile e condotta, sarebbe lui, al momento, il capitano perfetto per l'Inter. Lui, che con la sua personalità gentile ma al contempo straripante, si è sempre distinto da tutti gli altri, soprattutto in periodi come questo. Lui, che anche ieri, dopo l'ennesima gara senza vittoria, era davanti ai microfoni per urlare sommessamente tutta la voglia di reagire. Sempre lui (nota a margine), che pur di restare all'Inter ha anche rinunciato al procuratore, trattando personalmente il rinnovo nonostante le tante offerte provenienti dall'Europa.
FILO - Qui, in conclusione, non discutiamo le qualità di Barella che, come detto, è il presente e il futuro dell'Inter. E' un giocatore di livello incredibile sul quale club e squadra devono necessariamente continuare a puntare, se vogliono restare ai massimi livelli. Qui discutiamo la prontezza di Niccolò nell'indossare la fascia interista al braccio. Siamo sicuri che, per atteggiamento ed espressioni, Barella sia pronto a seguire il filo di Facchetti, Bergomi e Zanetti? La risposta è, probabilmente, no. O, almeno, non ancora.
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