Lunga intervista concessa da Alessandro Bastoni, difensore centrale dell'Inter, ai microfoni de La Stampa. Tanti i temi affrontati, dallo scudetto alla situazione societaria fino alla Nazionale. Ma il classe '99 ha deciso di iniziare così:«La cima non la vedo. L'ho imparato da mio padre: mai accontentarsi».
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Inter, Bastoni: “Conte resti a lungo. Sogno la fascia. Suning? Mai stato un problema”
Le parole del centrale nerazzurro a La Stampa: "Scudetto? Manca tanto. E nel calcio ci vuole niente a passare da tutti bravi e belli al fango"
Oggi più che mai vicino allo scudetto.
«Alt. Quella parola all'Inter è vietata».
Vabbé, ma nel caso un altro tatuaggio lo farebbe?
«Con gran piacere. Manca tanto, però. E nel calcio ci vuole niente a passare da tutti bravi e belli al fango».
Voi ci eravate finiti tre mesi fa, dopo l'uscita dalla Champions.
«Già. Una batosta che ci ha cambiato la stagione».
In che modo?
«Dopo il Real Madrid c'è stato un confronto collettivo per capire dove fossero gli errori. Lì è cominciata la svolta, con un senso di responsabilità rafforzato, con la cattiveria che Conte ci ha trasmesso».
Fuori dalle coppe, siete decollati in campionato.
«Questione di testa. E di tattica: concedevamo troppo, col baricentro più basso siamo riusciti a vincere partite che ci sfuggivano. Sappiamo di poterci fidare l'uno dell'altro».
Anche la Juve adesso non ha più l'Europa. Diventa il rivale più ostico?
«Lo è sempre stato. Il ko in Champions sarà uno stimolo in più. Resta il riferimento: l'obiettivo è finirle davanti».
Dopo gli scontri diretti vinti, ecco le partite-trabocchetto. Domenica avrete il Toro, che ha 42 punti in meno.
«Non diamo nulla per scontato. Chi è nei guai tira fuori qualcosa di più. L'ho provato anch'io a Parma».
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