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Lei ne ha già vinto uno: quali sono le differenze, per lei e per l’Inter tutta, tra questo scudetto e quello del 2020-21?
—«Con Conte già da inizio anno eravamo attesi. Stavolta no: io non ricordo un addetto ai lavori mettere l’Inter avanti in partenza. E intendiamoci: neanche noi sapevamo quali uomini, al di là dei calciatori, sarebbero entrati in gruppo. E dunque lo scudetto sarebbe una bella rivincita per noi che abbiamo fatto integrare i nuovi. Ecco, sarebbe un successo del gruppo Inter».
Ok, però di seconda stella avete parlato voi fin dalla tournée estiva. Da cosa nasceva la convinzione? Da Istanbul?
—«Anche, ma in generale da tutta la seconda parte della scorsa stagione. Ci siamo parlati anche tra noi calciatori, dopo un avvio brutto, uno dei momenti più difficili vissuti all’Inter. Da quel momento le cose sono cambiate».
La prima occasione per cucirsi la seconda stella sarà probabilmente il derby. Per i tifosi è una motivazione in più. Lo è anche per voi squadra?
—«È bello vincere il derby a prescindere da tutto, che questo possa decidere lo scudetto è un caso. Vogliamo la partita per noi stessi, per i tifosi, per tutto».
Cinque vittorie di fila col Milan dunque non sono bastate?
—«Assolutamente no. Neanche fossero 50 o 100. Direi lo stesso per qualsiasi altro avversario».
L’Inter ha la possibilità concreta di raggiungere quota 100 punti: vi stuzzica l’idea?
—«Sicuramente sì. Però la nostra priorità è cucirsi la seconda stella, i 100 punti non sono un’ossessione e non sarebbe certo un fallimento non arrivarci».
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