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"Sì, temevo di non essere all'altezza dell'Inter". Autentica rivelazione della stagione in corso, il difensore nerazzurro Alessandro Bastoni ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport. "Unico italiano tra i 50 giovani da seguire secondo la Uefa? Un onore, ritrovarmi in quella lista. E un modo per ripagare i miei sacrifici. Ma ora le aspettative sono ancora più alte. Di chi? Dei tifosi, di Conte...".
Ma da cosa era impaurito?
"Conte mi chiamò prima di arrivare in ritiro. Mi tenne al telefono 15 minuti, mi disse "Di cosa ti preoccupi? Se sei all’Inter c’è un motivo, presto lo scoprirai. Sei qui perché ti ho voluto io". Ero spaventato, avevo paura di non essere all’altezza del grande salto. Poi ho capito che non importava il cognome. E che i compagni erano tutti come me, con le mie stesse forze e le mie stesse debolezze".
L’esordio, a Genova.
"In settimana avevo avuto qualche sensazione... Conte non mi disse nulla, è la sua forza. Mi trattò come uno che giocava nell’Inter da 15 anni".
Lei invece a 15 anni era a Bergamo, oggi una delle città più colpite dal Coronavirus.
"Ho tanti amici lì, sono fortunato, nessuno di loro è coinvolto direttamente".
Pensa che il calcio si sarebbe dovuto fermare prima?
"Non saprei, di sicuro è una storia che fa pensare, da non prendere sottogamba".
Si tornerà a giocare in questa stagione?
"Vorrei, è la mia e la nostra speranza, scendere in campo il prima possibile. Ma la priorità adesso è la salute di tutti".
Del virus lei ha timore?
"Non sono ossessionato, né ipocondriaco. Ma guai a sottovalutarlo. E aggiungo: quando si tornerà a giocare, lo si faccia col pubblico. Senza la gente il nostro sport è perdente".
Come ha trascorso le giornate in isolamento?
"Al telefono con Skriniar. E alla playstation con Esposito: giochiamo a “Fifa” insieme, io e lui le due punte. Chi è più forte? Nettamente io. Anche se il più scarso di tutti è Melegoni (ex compagno all’Atalanta, ndr)".
Prendiamo il lato positivo di questo stop: l’Europeo sembra averla aspettata...
"Sarei sciocco a dire che non ci faccio un pensiero, impossibile non farlo. L’Italia è la maglia di tutti, non ci sono tifosi, è il sogno di chiunque. E anche il mio".
È il suo prossimo traguardo?
"No, il traguardo me lo tengo per l’Inter: tengo a questo club, voglio vincere qui. E, se si torna a giocare, siamo ancora in corsa su diversi fronti per farlo già in questa stagione".
Di lei fino a poco tempo fa si parlava solo per sua valutazione: 31 milioni, mister plusvalenza la chiamavano...
"Non me sono mai preoccupato. Sa come è andato il mio trasferimento all’Inter? Il mio procuratore, Tinti, mi convoca all’autogrill a Parma. Scendo dall’auto, inizia a parlare, mi fa 'ti vuole l’Int...'. Non l’ho fatto neppure finire, 'sì sì, andiamo'. Dei 31 milioni ho saputo dopo".
Le figurine preferite?
"Thiago Silva e Samuel. Ecco, non sarebbe male diventare un mix tra quei due".
Cosa non le piace, del calcio?
"Che si generalizzi: per la gente calciatore vuol dire ignorante, superficiale, caprone. E se è così è per colpa di qualche collega che fa più notizia di altri...".
Dove si vede tra 10 anni?
"All’Inter, con qualche trofeo in bacheca. E magari capitano".
(Fonte: La Gazzetta dello Sport)
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