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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'attuale attaccante del Sassuolo, Domenico Berardi, lancia messaggi d'amore verso l'Inter, società che lo sta seguendo ormai da circa un anno e mezzo: "L'Inter? nel 2010 festeggiai la champions con la bandiera, oggi leggo che mi sta seguendo: a fine stagione si vedrà, ma non dico più “non mi muovo” . Sono nato con il cuore nerazzurro perché certe cose i genitori le passano ai figli e vinse la fede di papà Luigi e di mio fratello Francesco, non quella di mamma Maria che tifa Juve. Da bambino mi riempì gli occhi Ronaldo il Fenomeno, a 15 anni toccò a Milito: la sera di Madrid presi la mia bandiera e andai con gli amici a festeggiare. Ogni ragazzino che ama il calcio ha una squadra del cuore, no? Il mio tifo l’ho dichiarato in tempi non sospetti, ben prima che si iniziasse a ipotizzare l’Inter nel mio futuro. Normale: leggo che mi seguono, nel loro progetto ci sono nuovi acquisti e possibilmente italiani, per forza se ne parla. Ma io non ne parlo, a fine stagione si vedrà"
Ideee chiare sulla Juventus - "Il no alla Juve? In realtà, per come lo dissi, non fu un 'no': fu un 'sì' al Sassuolo, il 'sì' che a loro fra l'altro non avevo mai detto. Eravamo appena andati in Europa League: volevo giocarla con i compagni con cui me l'ero conquistata, volevo crescere un altro anno. E poi sì, è vero: a me piace tanto giocare e poco fare quello che mi dicono di fare. Loro spingevano perché io andassi lì ma io la vedevo come una specie di imposizione. E quando avrei giocato? Mi avrebbe fatto bene tanta panchina così giovane? Confesso l'esempio di Zaza ha un po' pesato. Ho contato i minuti che Simone aveva giocato lì, e ho tirato il freno."
(Gazzetta dello Sport)
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