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Bonolis: “Scudetto? Ho esultato per Gaich, ma non è fatta. All’Inter vorrei…”

Getty Images

Il noto tifoso nerazzurro resta cauto e non si sbilancia sulle chance tricolore della squadra di Conte

Daniele Vitiello

Paolo Bonolis non abbassa la guardia. Il noto tifoso nerazzurro, intervistato da TuttoSport, predica ancora calma sull'ipotesi scudetto per la sua Inter. Queste le sue considerazioni nella lunga intervista rilasciata al quotidiano torinese: «L’Inter deve temere l’Inter. Ossia un possibile calo di attenzione e di concentrazione. Certo, se vincessimo col Sassuolo, 9 punti sul Milan, che poi sono 10, e 13, o 10, sulla Juventus, qualora i bianconeri battessero il Napoli, sono un bel vantaggio. Ma si deve sempre fare attenzione».

Insomma il gol di Gaich non ha consegnato lo scudetto all’Inter. 

«Io ovviamente ho esultato, è normale. Ma fin quando la matematica non dà sicurezza, tutto è ancora aperto, mancano un mucchio di partite. Lo so che è un luogo comune e che viene ripetuto costantemente sin da quando ero ragazzino, ma è così. Dobbiamo giocare contro un Napoli che quando ha tutti gli effettivi a disposizione è una vera rogna. C’è lo scontro diretto con la Juventus e la sfida contro la Roma. Non dimentichiamo poi le altre partite con squadre fastidiose, son partitacce. Sarebbe sbagliato credere possa essere una passeggiata solo perché ora si è davanti».

 Chi le piace di più dell’Inter attuale? 

«Barella per il contributo che dà a centrocampo. Ma anche l’ultimo Brozovic, che galoppa come una grazia di Dio. La quadratura difensiva di de Vrij mi affascina, ma apprezzo anche il ritrovato Skriniar, oltre a questa splendida novità ormai sbocciata che rappresenta Bastoni. La coppia d’attacco è semplicemente eccellente, si completano: uno fa un lavoro di movimento, l’altro è argine e distribuzione del pallone. Poi c’è Eriksen che è finalmente arrivato in Italia».

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Cioè? 

«Anche Zidane e Platini ebbero problemi di ambientamento. Ora Eriksen è davvero in Italia e si vede in campo. Prima era straniero in terra straniera, a disagio. Ma è normale. Come se dall’oggi al domani trasferissero me e lei in Danimarca. Avremmo qualche problema lavorativo, o mi sbaglio»?

Giusto rinviare Inter-Sassuolo? 

«Più che normale. Tra i nerazzurri erano state riscontrate le positività di 4 giocatori, sugli altri atleti non si poteva avere la certezza che fossero negativi. Il virus cova anche giorni. E portare una squadra potenzialmente tutta infettata, sarebbe stato da irresponsabili, per una potenziale veicolazione del virus». 

I negativi sono andati via con le proprie nazionali. 

«Significa che è scientificamente è accertato che non abbiano preso il virus. Mi auguro che ci si sia un senso di responsabilità scientifica e sanitaria in tale decisione». 

«Lo è sempre stato, almeno da quando ha firmato il contratto. Parliamo di un professionista, non di una banderuola. Svolge al meglio la sua professione e ci mancherebbe altro che ora non fosse interista». 

Cosa pensa della vicenda Suning? 

«Complicata. Suning deve adeguarsi ai dettami cinesi: stanno cercando di limitare i danni. Credo che la famiglia Zhang, anche grazie alle liquidità arrivate dopo la vendita delle azioni, possa avere il tempo giusto per cercare un partner ideale, alle condizioni che ritengono favorevoli. Sono meccanismi di mosaici economici complessi, darne un’opinione solo perché si è interisti è bizzarro. Il calcio pretende denari giganteschi per svilupparsi a livello internazionale. Il tifoso vorrebbe solo un tizio che sborsa quattrini in continuazione per farlo divertire. Siamo tutti fenomeni con i soldi degli altri. Prima c’era un grande patron, ora le cose sono cambiate. Ci sono fondi e proprietari stranieri. Bisogna accettare che abbiano nella squadra di calcio una delle tante voci dei loro movimenti economici e debbano far quadrare un bilancio più generale». 

L’Inter attuale può aprire un ciclo? 

«Deve provare a farlo. Immagino siano sempre state queste le intenzioni. I nerazzurri hanno una rosa importante. Possono liberarsi di 4-5 elementi avanti con gli anni e lavorare a livello di mercato per rinvigorire la squadra con giocatori più adatti e più giovani, mantenendo inalterato il progetto».

Chi le piacerebbe vedere in nerazzurro? 

«Una fascia sinistra coperta da Gosens. O in attacco qualcuno che possa subentrare, ma anche giocatore titolare, come Belotti. Oltre ad un paio di innesti a centrocampo adatti al gioco di Conte, per dei cambi che non abbassino la percentuale di qualità della squadra, ma che permettano l’alternanza in una stagione che si suppone, ci vedrà impegnati sui tre fronti. L’Inter può permetterselo, anzi deve permetterlo».

L’anno prossimo l’Inter deve puntare ad essere protagonista pure in Europa, anche se dopo l’eliminazione di quest’anno è stata inarrestabile. 

«Contro lo Shakhtar Donetsk siamo stati sfigati veri. Abbiamo colpito dei pali e Trubin ha parato tutto. Avesse giocato Pyatov...».

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