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Borja Valero ha un conto aperto con il Milan in chiave Champions. Insegue ancora la sua prima partecipazione italiana nella Coppapiù prestigiosa anche a causa di un incrocio del 19 maggio 2013. All’ultima curva di campionato, la Fiorentina di Borja e di Montella straripa a Pescara e le basterebbe che il Milan non vinca a Siena. I rossoneri a 20’ dalla fine sono sotto 1-0, l’arbitro Bergonzi assegna un penalty al Milan per un contatto tra Felipe e Balotelli. Mario pareggia dal dischetto e a 3’ dalla fine Mexes trova il guizzo Champions.
Secondo La Gazzetta dello Sport, Borja, è lontanissimo dallo stereotipo del calciatore tutto wags, playstation e voli privati. Lui ha sposato una giornalista, sogna un viaggio zaino in spalla, ama l’arte e in ritiro legge libri. Visto che a scuola andava male, Borja è "professore" soprattutto per quello che fa in campo. E qui scatta un altro paradosso. Perché la sua normalità crea dipendenza. Tre stagioni con Montella che non ha mai voluto rinunciare a lui nemmeno sotto tortura, da interno sinistro nel 4-3-3 ma anche avanzandolo. Stessa storia con Paulo Sousa, che lo ha utilizzato soprattutto sulla trequarti sinistra (al fianco di Ilicic e dietro a Kalinic) in un 3-4-2-1. La "dipendenza" di Spalletti è scattata nell’estate 2016 e se la Roma non fosse uscita nel preliminare di Championscontro il Porto la collaborazione tra i due sarebbe iniziata in anticipo.
Nelle terre di mezzo Spalletti ruota tutti (consueto ballottaggio Gagliardini-Vecino) tranne l’ex Real, la cui "colpa" in carriera è quella di essere nato nella generazione degli Iniesta, Xavi, Fabregas e Busquets.
Tornando al derby, viene difficile pensare che con Borja in campo l’ Inter si sarebbe suicidata (da 2-0 a 2-2 negli ultimi 7’ più recupero) come successo nell’ultima stracittadina. Perché la vera forza dello spagnolo, oltre alla tecnica, sta nella leadership silenziosa e nella capacità di essere sempre punto di riferimento quando la palla scotta. Lui la tocca più di tutti, come dimostrano i dati Opta relativi alla distribuzione del gioco. Per l’ex viola ci sono 495 passaggi positivi, quindi 70,71 a gara (contro i 31 della media di ruolo). Ma sono tutti tocchi facili, potrebbe obiettare qualcuno. Detto che Spalletti ha spiegato che anche con certi "passaggini si arriva a fare gol", pure i passaggi lunghi sono da "professore" (3,86 contro 2,04 dei colleghi). E così i filtranti (0,29 contro 0,09) e le verticalizzazioni (22,71 contro 10,79).
Eppure anche lui nelle ultime uscite è parso soffrire. Anche perché Borja è perfetto per far girare gli altri, ma se mancano i movimenti dei compagni tutto si complica. Anche perché le primavere sono 32 e gli avversari hanno capito che se lo aggredisci l’ Inter fatica ad accendere la luce. Lui al Milan ha segnato la sua prima rete in A, nel novembre 2012, e poi bissato, sempre a San Siro, facendo dei rossoneri la sua vittima preferita, dopo il Verona. Due gol per due vittorie che gli permettono di avere un bilancio in attivo: 4 successi, tre pareggi e tre sconfitte. Niente da dire, con il Milan (e la Champions) il conto è aperto.
(Fonte: Luca Taidelli, La Gazzetta dello Sport 14/10/17)
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