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"Tutti si fermano e il calcio no?
Non entro nel merito delle scelte che hanno adottato le altre discipline - dice all'Ansa il presidente Gravina, al quale è stato chiesto cosa pensasse di quanto dichiarato dal presidente del CONI Malagòche ha sottolineato come il mondo dello sport, ad eccezione di quello pallone, si sta orientando verso lo stop definitivo ai campionati interrotti per l'emergenza Covid-19 - il calcio ha una sua specificità, lo è per dimensione, per partecipazione e per impatto economico".
“Le conseguenze di un’anticipata chiusura dell’attività sono sotto gli occhi di tutti – prosegue Gravina – provocherebbe un notevole danno sociale, prima ancora che economico, perché rischieremmo la paralisi a causa dei ricorsi di chi si dovesse sentire leso dei propri diritti. Vogliamo concludere quello che abbiamo iniziato nel rispetto della salute di tutti i protagonisti, per questo siamo a lavoro col Governo e con la nostra Commissione medica per stilare tutti protocolli necessari affinché lo si faccia in piena sicurezza”.
L’interlocuzione con il Governo a che punto è?
“Il ministro Spadafora conosce il nostro pensiero – continua Gravina – l’idea è concludere le competizioni, in linea con le indicazioni degli organismi internazionali calcistici, ma c’è un bene primario da difendere che è la tutela della salute. Abbiamo chiesto di attuare in tempi rapidi l’avvio delle procedure sanitarie, non appena sarà definito il protocollo, per trovarci pronti per riprendere gli allenamenti in gruppo alla fine del lockdown”.
(calcio e finanza)
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