L'amministratore delegato dell'Inter, Giuseppe Marotta, dice tutto sul mercato nerazzurro. Così il dirigente ha parlato a Radio Rai nelle trasmissione Radio Anch'io Sport, iniziando dalla trattativa per il ritorno di Romelu Lukaku:
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Marotta: “Lukaku si può ma non oggi. Lautaro non si tocca. Dybala obiettivo. Skriniar…”
Sarà oggi il giorno dell'annuncio di Lukaku?
"Posso dire assolutamente di no, dico invece in modo più generale che io, Ausilio e Baccin abbiamo il dovere di costruire una squadra competitiva nel rispetto della sostenibilità del nostro club, degli equilibri finanziari del club. Da qui si intrecciano sondaggi e trattative. Noi manager di calcio dobbiamo avere l'ambizione di tentare tutte le strade, senza avere paura e preoccupazione di non arrivare all'obiettivo. La pista Lukaku è percorribile, ma ci sono delle difficoltà e dobbiamo valutare se ci sono gli estremi per definirla o meno".
Si va più verso un calcio italiano con elementi esperti o c'è una crescita dei giovani?
"Noi in Italia siamo sicuramente in grande difficoltà. All'inizio del 2000 eravamo primi a livello di fatturato e vittorie, oggi la prima società è la Juventus, all'ottavo posto per il fatturato. Il potere di investimento è molto limitato. Si è passati dal mecenatismo, con Berlusconi e Moratti, al modello attuale con le società che sono molto diverse, sono società di intrattenimento. Il mondo del calcio oggi deve fare i conti con la sostenibilità, la base di ogni azienda. Il campionato italiano è oggi di transizione, non è un punto di arrivo. Lukaku è l'esempio, arrivato due anni fa e poi attratto dalla Premier e dal Chelsea ed è partito. Dobbiamo considerarci non al top nello scenario europeo. Dobbiamo puntare sui giovani ma deve cambiare la cultura della sconfitta, le pressioni sono ancora troppo alte per dar spazio ai nostri giovani".
C'è il rischio che Lautaro possa andare via?
"Come è giusto che sia abbiamo un business plan, il nostro target di riferimento, significa chiudere in attivo la campagna trasferimento e contenere i costi dei salari e in quest'ottima agiamo. È nostro interesse mantenere una squadra forte e competitiva, è la storia del club. Riteniamo che Lautaro sia un elemento indispensabile per poter proseguire con i nostri obiettivi".
Lo scontro Lega-Figc sull'indice di liquidità. Qual è la sua posizione sul tema?
"Il rapporto con la Figc deve essere positivo. C'è soddisfazione per il parziale accoglimento del ricorso e questo conferma la fondatezza delle nostre obiezioni in merito a una misura che ci risulta inopportuna non certo nel merito perché siamo favorevoli alla trasparenza, ma nei modi e nelle tempistiche. Soprattutto per gli effetti retroattivi sulla gestione in corso. Ci siamo trovati un po' impreparati, ma la strada intrapresa dalla Federazione è quella giusta. Gli strumenti vanno sì usati, ma bisogna considerare la situazione in cui versano le società".
Quando si comincerà con le nuove riforme?
"Credo presto. Dobbiamo eliminare la litigiosità che è diventata la grammatica di un'intera classe dirigenziale. Dobbiamo eliminare i contrasti e fare un cammino comune che porti al rinnovamento del calcio con nuove forme di ricavo, la valorizzazione delle risorse come i diritti tv, italiani ed esteri. Rispetto alla Spagna abbiamo un quarto dei ricavi, rispetto all'Inghilterra circa un ottavo. Si parla di media company: non c'è alcuna preclusione, ma serve un'analisi approfondita della proposta. I fondi intervengono in momenti di crisi finanziaria, manca la cassa, è questa la vera minaccia e per questo servono riforme. Quella dei campionati, l'area professionistica è troppo ampia, il semi-professionismo può aiutare le realtà di provincia. Oggi la Serie A versa circa 120 milioni di mutualità alle serie minori. Siamo fanalino di coda anche nelle infrastrutture, i nostri stadi hanno vita media di 63 anni. Negli ultimi dieci anni in Europa sono stati fatti 153 nuovi stadi, in Italia due. È evidente che il sistema è da rinnovare".
La necessità di liquidità indurrà qualche club a vendere qualche grande giocatore?
"Oggi è richiesto al management di coniugare teoria e pratica. Lo strumento del trading era marginale, oggi nessuna squadra senza un attivo nei trasferimenti sta in piedi. In quest’ottica subentra la competenza, la creatività, la fantasia di manager e allenatori di fare una rosa competitiva in base agli obiettivi. Non possiamo essere un movimento di investimento come Serie A, quindi serve competenza di manager e allenatori. E con orgoglio dico che ne abbiamo una riprova con Ancelotti che ha vinto la Champions League, il made in Italy è il migliore in Europa per allenatori e dirigenti".
Inzaghi avrà tutti i nuovi acquisti per l'inizio della preparazione estiva?
"Che abbia dei nuovi acquisti sì, chi siano non lo so ancora. Sicuramente Mkhitaryan sarà ufficiale nei prossimi giorni. Onana lo stesso. Stiamo valutando un po' tutto, vogliamo valorizzare anche i giovani della Primavera campione d'Italia in cui ci sono dei grandi talenti. Alziamo il rischio tecnicamente, ma sappiamo che bisogna attendere i giovani con calma. Abbiamo l'obbligo di allestire una squadra altamente competitiva perché è la storia che lo dice, è nostro dovere farla. Quando si riprenderà cercheremo di mettere a disposizione di Inzaghi subito una squadra che avrà una parvenza di competitività forte".
Proviamo a rassicurare i tifosi su Skriniar? E, in caso di partenza, la parola magica può essere Bremer?
“È molto più difficile sostituire l'attaccante che non il difensore in questo mercato, perché i primi sono pochissimi e hanno cifre spaventose. Probabilmente la difesa sarà il settore in cui siamo costretti ad agire, ma con Ausilio e Baccin stiamo già ipotizzando alternative valide nel momento in cui dovesse partire uno dei nostri difensori. Bremer è sicuramente un giocatore di caratura mondiale e farebbe comodo a tantissime squadre di vertice non solo italiane. Sicuramente su di lui sono poste tutte le nostre attenzioni".
La prossima può essere la settimana decisiva per Dybala e Lukaku?
"Difficile dare una risposta precisa. Sono nostri obiettivi, ma dobbiamo valutare la congruità economica, finanziaria. Non nascondo che ci siamo buttati a capofitto su questi obiettivi, sono realtà tecniche che ci farebbero comodo. Andiamo avanti, se ce la faremo bene altrimenti ci sposteremo su altri obiettivi. Non conta la singola operazione, ma la squadra e questo gruppo - a parte Perisic che ci ha lasciato - rappresenta un bel valore oggettivo. La rosa è competitiva”.
Gnonto era dell’Inter: com’è andata la vicenda?
"È una denuncia che faccio in modo concreto. In Italia dal punto di vista legislativo è mancato lo strumento che viene definito apprendistato. Adesso siamo arrivati a questa conquista che permette che i giocatori allevati fino a 16 anni non abbiano la facoltà di andare all'estero senza dare alcuna retribuzione e in maniera incontrollata".
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