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CALCIOPOLI, GAZZONI ALL’ATTACCO DELLA JUVENTUS: CHIESTI 85 MILIONI DI DANNI

Calciopoli non è ancora un capitolo chiuso della storia del calcio italiano. Si riaprirà il 21 marzo (e proseguirà il 29 marzo a Roma) quando davanti alla Corte d’Appello di Napoli si discuterà la causa tra la Juventus e Giuseppe Gazzoni...

Eva A. Provenzano

Calciopoli non è ancora un capitolo chiuso della storia del calcio italiano. Si riaprirà il 21 marzo (e proseguirà il 29 marzo a Roma) quando davanti alla Corte d'Appello di Napoli si discuterà la causa tra la Juventus e Giuseppe Gazzoni Frascara. L'ex presidente del Bologna, infatti, ha chiesto a titolo personale ai bianconeri un risarcimento di 34 milioni di euro e altri 49 milioni come titolare della società Victoria 2000 srl, a suo tempo proprietaria del Bologna Fc 1909.

Le richieste di Gazzoni nascono dalle movitazioni della sentenza su Calciopoli. Questo uno dei passaggi chiave: "Sono proprio i diretti contatti tra gli emissari della società che avevano concorso a predisporre le griglie arbitrali e l'arbitro definitivamente sorteggiato, a costituire la prova dell'inquinamento complessivo del sistema" iniziato con la predisposizione delle griglie e dunque, "della piena operatività di un sistema ben organizzato costituito da soggetti a vario titolo e con vari ruoli, intenzionati a porre in essere condotte penalmente illecite dirette a influire sul campionato di calcio di serie A 2004-2005".

IL REATO ASSOCIATIVO - In relazione al delitto associativo, la Corte osserva che la sua esistenza e "l'intraneità di Giraudo nel sistema illecito facente capo a detta struttura" è dimostrato anche, si legge nella sentenza, "dalle schede estere comprate in Svizzera e in grado di neutralizzare tentativi di intrusione da parte di estranei" da distribuire "a quei soggetti con i quali avrebbe dovuto, di volta in volta, interfacciarsi per il perseguimento di determinate esigenze (...) ponendosi al riparo di occhi ed orecchie indiscrete: tale sistema inusitato e per certi versi ingegnoso" costituisce "la base fondante del funzionamento dell'associazione come esattamente ritenuto dalla Corte di appello". Ci sono poi gli incontri e le riunioni "di carattere programmatico e destinate ad una cerchia di persone (Giraudo, Moggi, Pairetto e Bergamo) spesso tenute a ridosso di determinati incontri calcistici" e, tra l'altro, la partecipazione di Giraudo alla "cerimonia di predisposizione delle 'griglie arbitrali'". L'alterazione delle partite di campionato, si legge in un successivo passaggio "può benissimo essere perseguita e ottenuta attraverso una pluralità coordinata di condotte di altro tenore in vista di una manipolazione delle gare, di cui la predisposizione delle griglie rappresenta l'inizio del sistema illecito". La conseguenza è "l'insidiosità, penalmente valutabile" della partecipazione dei dirigenti del calcio alla predisposizione delle griglie, in modo da poter inserire "con il beneplacito dei designatori arbitrali, giudici di gara considerati 'vicini' al proprio gruppo di interesse". E ben si spiega, per la Corte, "in tale ottica, l'intervento a tutela dell'imparzialità arbitrale" da parte di organismi della stampa specializzata "opportunamente e sapientemente manovrati dietro le quinte dall'onnipresente duopolio juventino Moggi e Giraudo (quale provetta 'spalla del primo') in modo da far passare davanti all'opinione pubblica l'immagine non solo imparziali, ma anche tecnicamente competenti e degni di plauso"

(Fonte: tuttosport.com) 

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