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Avevamo ragione quando dicevamo che il libro di Giuseppe Narducci non avrebbe impegnato le prime pagine dei giornali sportivi e sollecitato titoloni. Sono altre le notizie che ai tempi di Calciopoli si guadagnavano i riflettori della scena mediatica. Quelle sì, strillate in primissima pagina e con titoloni ad effetto. Definitive a tal punto da sembrare verità perfette. O perfettamente confezionate. Tanto che il pm Narducci si era sentito in dovere, nel 2010 e a processo in corso, di rilasciare dichiarazioni forti per chiarire la situazione. Non confondiamo le vittime con i carnefici, aveva ricordato. E l'allusione al tentativo piuttosto convinto di mettere sullo stesso piano le telefonate dell'Inter (considerate penalmente irrilevanti) a quelle di chi questo sistema lo aveva messo in piedi con estrema dovizia di accorgimenti, era piuttosto palese.
"Almeno dall'inizio degli anni Ottanta la storia del calcio italiano é in tanti suoi momenti storia di illegalità e di comportamento delinquenziale." Sono parole pesanti quelle del pm Narducci che aprono le 18 ore di requisitoria fiume e che ritroviamo nelle pagine del suo libro appena uscito per Edizioni Alegre, "Calciopoli, la vera storia". Chi non ha seguito nel dettaglio la vicenda potrebbe interrogarsi sul perché di questa pubblicazione. La risposta la troviamo nella coraggiosa scelta di campo dell'editore di schierarsi contro ogni operazione di mistificazione o revisionista e contro la quale é la realtà dei fatti a schierarsi. Il processo nella sentenza di primo grado ha detto associazione a delinquere. "L'alterazione dei risultati é programmata e realizzata con continuità, al punto che si alterano anche le partite degli avversari." E spesso anche partite prive di qualsiasi ricaduta sportiva. É una delle prove dell'esistenza di un sistema.
Lo stupore degli imputati che hanno tentato di difendersi sottolineando come in poche parole non tutte le ciambelle riuscissero con il buco ha del tenero. Come sottolinea Narducci "l'alterazione del risultato non é un evento di tipo naturalistico che deve necessariamente verificarsi." Ecco che entra in scena il reato di pericolo presunto. In questo libro, come nel processo, si scardinano una ad una tutte le obiezioni sollevate dalla difesa e man mano sostenute da una campagna mediaticamente molto aggressiva. Il nemico più inquietante contro il quale ci si é trovati a combattere, a tradimento. C'é almeno un ottimo motivo per leggere questo libro ed é rappresentato dal fatto che qualcuno ha tentato di raccontarvi negli ultimi anni una storia diversa. Lontana dai fatti. E invece, come dimostra il processo, alla fine contano solo quelli. Tutto il resto sono chiacchiere intellettualmente disoneste.
QUANTI I CAMPIONATI TRUCCATI? - "I nostri interrogatori sono iniziati nel Maggio 2006, ed abbiamo riscontrato quasi immediatamente un diffuso atteggiamento di scarsa collaborazione, se non di vera e propria omertà. [...] Dall’identificazione delle schede telefoniche riservate, sono emersi nomi e identità di molti arbitri e assistenti di Serie A e B e abbiamo, pian piano, scoperto le tracce di una vera e propria associazione per delinquere che, in realtà, ritengo di poter affermare avesse iniziato ad operare già prima del campionato 2004/2005, probabilmente in epoca immediatamente successiva alla nomina, avvenuta nel 1999, dei due designatori arbitrali che ancora governavano il calcio italiano in quella stagione, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto." Verrebbe da aggiungere di quale campo stiano forsennatamente (s)parlando Agnelli e gli juventini, visto che gli anni nei quali Moggi e Giraudo si davano fare per consolidare il loro potere coincidono -guarda che fatalità! - proprio con gli anni in cui lavoravano per la società bianconera. Un rapporto consolidato, quello tra i due dirigenti e i vertici bianconeri, che é resistito a tantissime vicende. E che, a quanto si mormora, é tutto tranne che archiviato.
NESSUN TESTIMONE - É un processo strano quello di Calciopoli. Con il passare del tempo sono molti gli smemorati, che optano per testimonianze inconsistenti e rivisitate. Narducci cita in particolar modo Carlo Ancelotti e di lui dice che pur avendo fornito un contributo utile al processo, non ha raccontato tutti i fatti dei quali era a conoscenza. A parlare sono le intercettazioni, che ribadiscono la verità di quanto raccontato da Ancelotti a Meani e in fase di testimonianza sminuito e ridotto a chiacchiere. Moggi era a conoscenza delle designazioni arbitrali prima che queste venissero ufficialmente diramate.
SISTEMA MILAN - La Juventus ha vissuto Calciopoli come un duello con l'Inter, tralasciando opportunisticamente ogni scontro con il Milan, che pure era implicato e non poco nella lotta al potere. Ecco alcuni stralci che Narducci dedica alla difficile posizione della società rossonera. "Dal punto di vista strettamente calcistico, quello della sta-gione 2004/05 è un campionato segnato dalla serrata competizione per lo scudetto fra Juventus e Milan, competizione che si snoda attraverso un lungo testa a testa in cima alla classifica.Tuttavia, ad un certo punto, questa competizione accentua i suoi aspetti illegali, tanto che il dirigente addetto agli arbitri del Milan, Leonardo Meani, cerca non solo di acquisire informazioni su ciò che sta accadendo, ma anche di contrastare lo smodato potere di questa associazione mediante la messa in opera di altri mezzi illegali."
IL RUOLO DELLA FAZI - É un punto sul quale nel libro il pm torna spesso e volentieri. É la figura nella quale si specchia una grossa crisi interna al sistema. La spaccatura che fa temere a Moggi e Giraudo che la Fazi possa diventare una "scheggia impazzita" e rivelare segreti pesanti e che stia conducendo un doppio gioco con Meani. L'unica soluzione é silurarla ed é esattamente ciò che fanno. La Fazi viene rimossa dal ruolo di segretaria della CAN.
LE SCHEDE SIM E ALTRE OVVIETÀ -"Secondo una modalità frequentissima – che abbiamo individuato in decine di casi – gli imputati si contattano in qualsiasi momento della giornata, iniziano a colloquiare, potrebbero tranquillamente continuare a conversare, ma, invece, troncano quasi subito il colloquio e si accordano per risentirsi su altra utenza o aggiornarsi ad un momento successivo." Per quale motivo? Una delle risposte era stata per conversare di calciomercato. Ah sì? Con i designatori arbitrali? L'importanza di questo elemento per il processo lo ricorda Travaglio nella prefazione al libro. "Un sistema che il Gup di Napoli Eduardo de Gregorio, condannando Giraudo con rito abbreviato nel 2009, definirà «molto importante per raggiungere gli obiettivi», in quanto le Sim criptate «costituivano il mezzo necessario agli imputati per colloquiare in modo sicuro con riguardo, in special modo, alle griglie arbitrali nonchè, in prossimità di partite di calcio, con gli arbitri che dovevano dirigerle." Di calciomercato nessuna traccia.
LA COMPOSIZIONE DELLE GRIGLIE ARBITRALI - "Le fasi sono essenzialmente 3: una, la formazione delle fasce, totalmente discrezionale ed affidata alle scelte insindacabili dei due designatori; una, quella del sorteggio, non discrezionale ma affidata, almeno formalmente, al caso; infine, di nuovo una fase di assoluta discrezionalità – quella della designazione di assistenti e quarto uomo – riposta formalmente in capo a Gennaro Mazzei, ma di fatto svolta dai due designatori.È evidente insomma che la procedura non è interamente affidata al caso di una mano che cala in un’urna ed estrae le sfere con un evento e il nome di un arbitro, per questo è più corretto chiamarla fase di designazione-sorteggio." E come sottolinea Travaglio sono tanti i giornalisti ad essere al corrente dei metodi truffaldini di Moggi, ma che tacciono. Moggi é un uomo potente, ma soprattutto un uomo temuto. Un uomo che ha il potere di decidere delle carriere degli altri.
IL RUOLO CHIAVE DEGLI ARBITRI - "Fino al “processo Calciopoli”, secondo una lettura certo veritiera ma molto semplicistica, si riteneva che un arbitro potesse essere decisivo nel determinare gli esiti di una gara nella misura in cui concedeva un rigore, espelleva un giocatore tra quelli in campo ecc..Le strategie di questa organizzazione, per la parte affidata agli arbitri o assistenti di linea, sono state in realtà molto più raffinate. Possiamo ritenere di sapere oggi compiutamente come molta parte dell’andamento di una gara viene dettato dall’atteggiamento complessivo che l’arbitro assume nei confronti dei giocatori in campo." Narducci spiega quindi come un atteggiamento più o meno autoritario potesse intimidire un'intera squadra e svela l'importanza fondamentale dei guardalinee. Alzare ripetutamente la bandierina, fischiare determinate punizioni impedisce ad una squadra di giocare e ammonire ad arte: piccoli ma raffinati dettagli che non venivano lasciati al caso.
AL CORAGGIO DI CARLO "PEDRO" PETRINI - Si apre così il libro di Giuseppe Narducci e così chiudiamo la nostra riflessione. Con una dedica forte all'unico pentito del calcio, scomparso da poco. E su quel coraggio così poco diffuso vogliamo soffermarci. Il coraggio di chi aveva deciso di denunciare tutto. Di raccontare il sistema da dentro. Di urlare quanto pericoloso, politico e corrotto fosse. E di come questo assurdo mondo desiderasse continuare a mantenere le sue regole perverse. Carlo Petrini ha pagato con la vita i suoi sbagli e lo ha fatto in maniera consapevole e tenace. Combattendo per cambiare qualcosa. Intorno a lui un silenzio omertoso. Hanno cercato di farlo passare per pazzo, ma nessuno lo ha mai querelato per quanto di gravissimo andava dichiarando. Era stato il solo a parlare. Non aveva smesso nemmeno quando la malattia cercava in ogni modo di impedirglielo. Era nato nello stesso paese di Luciano Moggi. Gli elementi in comune finiscono qui. Il coraggio di Pedro. L'unico pentito del dio pallone. Non dimenticatelo, se potete.
"CALCIOPOLI, LA VERA STORIA" di GIUSEPPE NARDUCCI (prefazione di Marco Travaglio) EDIZIONI ALEGRE
Twitter @SBertagna
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