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Getty Images
Inter dominante. Contro la Juve la squadra di Inzaghi ha sempre tenuto in mano il pallino del gioco e concesso anche poco ai bianconeri. Manovra avvolgente, merito di un Calhanoglu in formato super. Il turco è un regista coi fiocchi, sa sempre cosa fare e lo fa nel miglior modo possibile.
"Indovina qual è il primo coro che è partito dopo il fischio finale? «Calha lo sai perché...». Sì, Calha lo sa il perché. Sa perché c’era bisogno di una partita così, per avvicinarsi a cancellare uno zero nel palmares alla voce campionati che per uno come lui, uno che va sempre oltre come lui, stona come la pioggia d’estate. Hakan è la stella che avvicina lo scudetto. E in fondo basterebbe stare attenti ai numeri, che qualche verità nascosta sanno svelarla. Il tricolore numero 20 è nei piedi e nella testa di chi il 20 lo porta sulla maglia. Direttore di un’orchestra che conosce ogni spartito, perché ogni tipo di esecuzione ormai puoi chiedere all’Inter. Vince tutto, vince sempre, vince in qualsiasi modo, di sfondamento e di sofferenza, di dominio e di resistenza. Vince (anche) perché quando alzi la testa e lì in mezzo trovi uno come Calha, la vita è un po’ più semplice per te che per gli altri", scrive La Gazzetta dello Sport.
"Calhanoglu ha fatto 100, contro la Juve. Mostruoso, semplicemente mostruoso: 100 passaggi positivi sui 106 effettuati. Nevica nel deserto, quando il turco sbaglia un pallone. E’ stato il primo dei suoi in tanti fondamentali. Nei passaggi positivi, s’è detto. Nei lanci positivi, nei cross, nei palloni recuperati e in quelli intercettati. Dicono tutto, queste voci. Dicono di un centrocampista totale, che costruisce per sé e distrugge per gli altri. Ha dominato il gioco, s’è preso la scena, ha mangiato la partita e illuminato una serata che faticava ad accendersi. Ci ha pensato lui a indicare la via, nel primo tempo, con quel passaggio abbagliante per Dimarco a tagliare il campo che no, non è stata una sorpresa per i tifosi dell’Inter. No, non lo è stata neppure per i compagni, che ne hanno viste di giocate così del turco. Ma è come se quel tracciante sia riuscito nell’intento di spaventare la Juventus, come un avvertimento ai bianconeri: sappiamo come colpirvi, conosciamo il modo di aprire una difesa che compatta vuole essere fino in fondo".
"Calha sapeva che la Juve avrebbe provato a tornare su, nel secondo tempo. E allora eccolo lì, l’altro segnale lanciato agli avversari e al campionato. Di fatto, il primo tiro in porta di tutto il match è stato di Hakan: controllo e palo. Niente gol, ma altro avvertimento: noi ci siamo. Ecco, da buon direttore d’orchestra Calha ieri sera ha scelto un crescendo rossiniano. Più passavano i minuti, più i compagni si appoggiavano a lui, più lui puliva ogni pallone e lo distribuiva altrove pronto all’uso. Felice è Inzaghi, che se lo coccola. Felici sono Barella e Mkhitaryan, che si scambiano la posizione di mezzala ruotando intorno ad Hakan. Ecco, l’Inter è questo: un tourbillon continuo di posizioni, dentro il quale puoi trovare Barella a sinistra, Dimarco a fare la seconda punta, Thuram l’ala destra e Pavard il centravanti a far rovesciate. Solo una cosa non cambia mai: la regia di Calha, nel cuore dell’Inter. Hai voglia a marcarlo. Calha lo sa il perché", approfondisce il quotidiano.
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