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Getty Images
"Adesso sì che il lavoro è finito. E per Hakan Calhanoglu vale ancora di più, in qualità di grande ex in una Milano spaccata in due tra l’estasi e l’incubo di vincitori e vinti". Apre così l'articolo del Corriere dello Sport in merito alla rivincita presa da Hakan Calhanoglu con l'Inter in finale di Champions e il suo ex Milan eliminato. "Quasi un anno fa, di questi tempi, veniva sbeffeggiato e anche insultato dai suoi ex tifosi in festa per lo scudetto, vinto (con annesso sorpasso) proprio nella stagione in cui il beniamino di un tempo aveva scelto di passare dal rossonero al nerazzurro da parametro zero. Nel giro di un anno il mondo, anzi l’Europa, si è ribaltata e Calhanoglu la guarda da tutt’altra prospettiva: Milan eliminato in Champions nel confronto diretto e distanziato in campionato, dopo avergli già strappato la Supercoppa a Riad con una plateale dimostrazione di forza", commenta il quotidiano.
In questa stagione, però, Calhanoglu ha anche dimostrato di avere doti tecnico-tattiche importanti: "In questo anno di redenzione il giocatore nerazzurro, arrivato in Italia in rossonero nel 2017 dal Bayer Leverkusen, si è evoluto anche e soprattutto sul piano personale, svestendo i panni del classico numero dieci per indossare quelli del regista, dedito a ricamare il gioco e a sacrificarsi all’occorrenza. Magari segnando qualche gol in meno del solito, ma senza far venire meno tutto il resto del contributo. Tra i protagonisti della cavalcata in Champions lui non può che essere in prima fila, con 8 partite su 11 disputate da titolare per far valere anche a livello europeo i gradi di pedina imprescindibile conquistati a suon di prestazioni", ribadisce il CorSport che sottolinea come Calhanoglu abbia messo lo zampino nel match d'andata con l'assist per l'1-0, sfiorando anche il gol del 3-0 con un palo clamoroso.
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