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Un alto anno con la sua Inter, un anno per tornare a vincere perchè "non è da nessuno vincere per 30 anni consecutivi, prima o poi un anno come quello da cui veniamo doveva esserci". Parole di Esteban Cambiasso che, ai microfoni di Inter Channel, racconta mondi e visioni dell'universo Inter, con parole che come sempre lo sono quelle del Cuchu rompono i confini calcistici per arrivare a descrivere la vita.
"Sono contento perchè ci sono sempre nuovi stimoli. Il ritiro magari è la parte più dura di tutta la stagione, ma lo affrontiamo con tanta voglia. Io l'anno scorso l'avevo detto tante volte: un'annata così doveva servire per capire gli errori e per ripartire. Si ha più rabbia quando non si riesce a vincere. Certo, sarebbe stato bellisimo continuare a farlo, per 5, 6, 30 anni, ma nessuna squadra ci riesce. Quello che abbiamo fatto noi era qualcosa già da re. Se prima non avevamo dato il giusto valore a quelle vittorie? Si è vero, ma è assolutamente normale, è la vita quotidiana che è così. Anche le persone si rendono conto di quanto siano importanti gli altri quando questi vengono a mancare".
Un anno fa, il 6 agosto si giocò la Supercoppa a Pechino, quest'anno il primo impegno è in programma il 2, i preliminari di Europa League. "La differenza è minima - continua Cambiasso nella chiacchierata con Roberto Scarpini -, ma quest'anno rispetto allo scorso c'è qualcosa di positivo , cioè il fatto di iniziare la preparazione con molti meno assenti. Un anno fa, mancavano tutti i sudamericani, abbiamo perso la Supercoppa con tanti giocatori in meno, adesso invece sono in pochi a mancare. In questo senso, aver avuto meno giocatori impegnati con le nazionali è stato positivo".
Si passa poi a parlare dell'entusiasmo dei tifosi e di chi aveva pensato che, dopo una stagione di alti e bassi, l'affetto dei tifosi sarebbe calato: "Non so chi poteva pensarlo, forse chi non conosce l'Inter perchè io il mio primo ritiro con l'Inter l'ho fatto 8 anni fa, quando la squadra non vinceva, ma i tifosi erano con noi e lo sono sempre stati".
Sul lavoro di Stramaccioni, Cambiasso preferisce non esprimersi: "Non mi piace parlare degli allenatori, adesso sarebbe normale dire che mi piace il suo gioco e qualcuno potrebbe pensare che lo faccio per ingraziarmi l'allenatore. La cosa più importante è cercare di interpretarlo e farlo al meglio".
Dall'allenatore al capitano ("Quando smetterà di giocare Zanetti? Abbiamo la possibilità di avere un giocatore, un uomo fuori dal normale. Speriamo il più tardi possibile..."), e sul nuovo ruolo di Ivan Cordoba: "Non è dall'altra parte, la barca è la stessa, non cambia se si sta in campo o dietro a una scrivania. Qui viaggiamo tutti insieme, ci dà felicità il fatto di averlo ancora con noi perchè sappiamo quanto sia stato importante il suo ruolo da giocatore e quanto potrà esserlo adesso".
E, in questo contesto, se i gol arriveranno "poco importa se saranno miei o meno, la cosa importante è mettere la palla sulla testa degli attaccanti, è importante cioè che il frigo sia in cucina, il water nel bagno, che tutto sia insomma al proprio posto".
Infine, su Palacio e Silvestre: "Rodrigo lo conosco meglio, ho già giocato con lui in Nazionale. Matias di meno, ma mi sembra che entrambi siano entrati subito nell'ottica giusta, nell'ottica Inter".
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