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"Inzaghi conosce ormai bene il gruppo, sa gestire certi momenti e alla luce della prestazione offerta nella prima frazione, con un gol "regalato" e alcune occasioni fallite di un soffio, era consapevole che serviva più la carota del bastone. Per questo ha chiesto calma e lucidità. Si è sforzato di allontanare la pressione che qualcuno stava iniziando a sentire con il traguardo ormai a un passo. Ha fatto notare che anche nella prima frazione era stata l'Inter a fare la partita e che nella ripresa sarebbe stato necessario avere più concretezza sotto porta e commettere qualche errore in meno nei passaggi".
"Inzaghi però è andato anche oltre. Ha spiegato che se l'Udinese avesse continuato ad arretrare il raggio d'azione, anche perché priva di attaccanti, avrebbe utilizzato il 3-4-1-2, con Sanchez dietro le due punte, e ha tenuto sulla corda tutta la panchina spiegando che voleva il massimo da tutti i giocatori a disposizione. L'ultimo tassello lo ha posizionato al posto giusto a nove minuti dal termine, quando ha puntato su Arnautovic".
"L'austriaco era a corto di minuti dopo l'infortunio che lo ha tenuto fuori anche al ritorno in Champions al Metropolitano, ma ha comunque dato qualità con il colpo di tacco che ha armato il tiro di Lautaro deviato sul palo da Okoye. Su quel pallone è arrivato il tap in dell'ex centrocampista del Sassuolo che in pieno recupero ha firmato il 2-1. Le sostituzioni, dunque, ancora una volta decisive. Come già altre volte è successo in questa stagione. Quei cambi per i quali Simone spesso veniva criticato in passato".
(Gazzetta dello Sport)
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