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Eriksen vs Conte. Il duello, in casa Inter, è stato vinto dall'allenatore. E non poteva essere altrimenti. Non è riuscito il Fenomeno Ronaldo a spuntarla chiedendo la testa dell'allenatore, non poteva certo spuntarla un giocatore pur valido come Eriksen. E, probabilmente, è anche giusto così. Una società deve proteggere il leader del progetto tecnico (se ci crede), altrimenti il castello rischia di crollare dalle fondamenta.
Eriksen e Conte non si sono mai "presi", non hanno mai legato. Probabilmente neanche nel rapporto, sicuramente non in campo. Troppo fuori dagli schemi contiani un giocatore come il danese, il cui destino è sembrato segnato ancor prima dell'inizio di questa stagione. Le richieste di agosto, ascoltate ma giudicate insufficienti dal giocatore e dal club, hanno indicato la via. Eriksen non era al centro del progetto, l'Inter non ha mai risposto picche ai club interessati. Ha rifiutato le offerte di prestito, è cosa ben diversa.
Ora, il capitolo finale. Marotta non ha fatto melina. Eriksen, al 99% (nel calcio il 100% non va usato neanche dopo la firma sui contratti), lascerà la compagnia già a gennaio. Con il rimpianto, suo e dei tifosi, su cosa sarebbe potuto diventare in un'altra situazione. E con un altro atteggiamento anche da parte sua, giusto riconoscerlo.
Detto questo, è tempo di guardare al futuro. E il futuro è legato al nome di Antonio Conte. E allora, coerenza vuole che la cessione di Eriksen sia propedeutica a colmare la lacuna che Conte lamenta ormai da mesi e mesi. In più interviste, cartacee e televisive, Conte è stato chiarissimo: l'unico centrocampista difensivo che lui ritiene di avere in rosa si chiama Roberto Gagliardini. Parole sue. E infatti, malgrado la scarsa considerazione tra i tifosi, Gagliardini è praticamente un titolare di questa Inter.
L'unico centrocampista difensivo. Bene ripeterlo. Per questo, l'arrivo che deve essere finanziato dalla cessione di Eriksen deve essere questo. Non ci sono alternative. La scelta è stata fatta su Conte? Allora deve essere accontentato il progetto tecnico dell'allenatore. Nessun'altra mezzala, nessun centrocampista offensivo che sostituisca un altro centrocampista offensivo.
Fuori Eriksen, dentro il simil Kante (inutile parlare dell'originale, blindatissimo al Chelsea) che Conte invoca da mesi. Altrimenti, il sacrificio di un peso massimo (almeno sulla carta) come Eriksen sarà stato del tutto inutile.
Il progetto tecnico va assecondato. E il progetto tecnico ha un solo architetto. Si chiama Antonio Conte.
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