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Inter, non c’è un caso Hakimi: è sempre il campo a parlare. E il paragone con Lazaro non esiste

Gianni Pampinella

Dopo l'esclusione contro il Sassuolo, si è subito montato un caso Hakimi che non esiste

Quando si perde si deve buttare via tutto, radere al suolo e ricostruire. Quando si vince spunta sempre un ma. È un po' una costante che accompagna l'Inter da tempo, da quasi sempre forse. Col Sassuolo è arrivata una vittoria convincente (finalmente!), dopo un periodo non semplice, arrivata soprattutto dopo la brutta sconfitta contro il Real Madrid. Nemmeno il tempo di festeggiare che all'orizzonte ecco apparire un nuovo caso, il caso Hakimi. Messa da parte, almeno per il momento, la questione Eriksen, l'esclusione del marocchino contro la squadra di De Zerbi è stata l'occasione per costruire ad arte l'ennesimo caso. Partiamo dal presupposto che nel calcio e nello sport in generale, è sempre il campo a parlare. E in questo caso il campo dice che le ultime prestazioni di Hakimi sono state sotto la sufficienza.

Ma basta per farne un caso? No, o quantomeno sembra avventato, soprattutto se si guardano i numeri. Fin qui l'esterno ha totalizzato 12 presenze (9 in campionato e 3 in Serie A), 746 minuti complessivi. Qualcuno ha provato a fare un paragone con Valentino Lazaro, ma le differenze sono sostanziali. La prima è che Hakimi ha avuto sicuramente un impatto diverso rispetto all'austriaco, è già a quota 3 assist e un gol. Lazaro invece nella sua breve avventura in nerazzurro aveva appena giocato 513 minuti.

L'altra grande differenza è che Hakimi è considerato uno degli esterni migliori in Europa, lo ha visto l'Inter a sue spese la passata stagione quando indossava la maglia del Borussia Dortmund. Aspettative diverse, ma è soprattutto una questione di qualità. Il marocchino ha bisogno di tempo, ma se Antonio Conte lo ha voluto fortemente, è certo che punterà su di lui. Magari cercando di evitare di mettere troppa pressione su un '98, sbarcato in un campionato poco "enjoy" per dirla alla Conte e molto tattico. Funziona così per tutti i giocatori, ma non all'Inter. Qui bisogna essere perfetti in tutto, non sbagliare nulla perché un 'nuovo caso' è sempre dietro l'angolo.