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"La teoria del caos, in psicologia, non concepisce la realtà come puro caso bensì come un combinazione di caso e determinismo. Di conseguenza alcuni aspetti possono essere intuibili, altri no. Senza ammorbarvi con nozioni che poco hanno a che fare con la nuova soap opera italo-argentina a tinte cinesi, resta fortemente uno stato confusionale.
"Dove chi tende ad alimentarlo è la stessa parte che perservera in maniera apodittica a creare una situazione di non ritorno.
"Dal ‘c’eravamo tanto amati’ al ‘La guerra dei Roses’ il passo è breve, brevissimo ( e non stiamo parlando ovviamente del rapporto tra Mauro e la moglie bensì tra quello dei coniugi con l’Inter).
"È incredibile pensare che da un semplice rinnovo di contratto si sia arrivati ad uno scontro frontale, ma evidentemente c’è un punto di non ritorno in tutta questa vicenda dalla quale si poteva uscire in maniera meno traumatica. Bisogna però avere l’onestà intellettuale di andare in profondità e non restare ancorati sui blocchi. Perché al netto delle responsabilità di Mauro e Wanda ci sono quelle di una società che nel tempo ha lasciato sedimentare, accettando un certo tipo di comportamenti fino ad un punto di non ritorno.
"Farlo passare adesso come l’unico responsabile è un tantino esagerato ed arrivare ad esasperare una situazione fino a farla sfociare in un regolamento di conti senza esclusione di colpi ( anche bassi) sta diventando inopportuno. Capovolgere il corso degli eventi è un esercizio di stile che non può passare, è inammissibile adesso trovare in Perisic e Nainggolan dei nuovi leader, gettando nel fuoco anni di gol e prestazioni dell’ex Capitano. Non è corretto ed è inaccettabile che oggi l’argentino passi come il capro espiatorio di un sistema fallato. Perché bisognerebbe avere lo stesso metro di giudizio per i like fuori luogo di Brozovic o per le indisponenti prestazioni del signor Perisic, che ha fatto flanella in questi mesi, salvo svegliarsi dopo l’avvenuto ammutinamento contro Icardi.
"La sensazione è che nessuna delle parti dica la verità fino in fondo. Perché c’è una zona d’ombra dove il clan Icardi da una parte e l’Inter dall’altra vivono in attesa delle mosse altrui. In una guerra di trincea fratricida che scontenterà tutti, dove le possibilità di recupero sono meno di zero. Una situazione paradossale quella che si è venuta a creare mentre sullo sfondo c’è una stagione che non dimentichiamolo ha ancora degli obiettivi importantissimi: andare in Champions e perché no vincere l’Europa League sono gli ultimi obiettivi rimasti di una stagione che forse avrebbe potuto regalare qualcosa di diverso. Con un Icardi a disposizione sarebbe stato sicuramente più facile lottare per questi obiettivi e forse è proprio questo il dubbio: giusto scatenare questo pandemonio in questo preciso momento della stagione? Certo chi vive nello spogliatoio può portare esempi di dinamiche ambientali, rispetto del gruppo, dei ruoli. Tutti concetti giusti ma che poi devono scontrarsi con quelli che sono gli obiettivi finali. Perché parliamoci chiaro: se andrà tutto per il meglio si faranno i complimenti per come è stata gestita la vicenda nel suo complesso. Nel caso opposto si parlerà di un vero e proprio ‘harakiri’ del club. Non è un paradosso ma il triste epilogo di una vicenda dai contorni ormai farseschi, dove ogni giorno emerge sempre un nuovo tweet o una ‘new stories’ da raccontare ai followers , perché l’importante è che se ne parli.
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