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C'è un'Inter che vince (ormai da otto giornate consecutive) e che deve sempre dimostrare il massimo per raccogliere lodi e complimenti. Non che a Conte faccia particolarmente piacere quando la sua squadra viene troppo esaltata. C'è sempre il recondito - ma neanche troppo - rischio che i suoi calciatori si convincano di essere forti senza per forza doverlo dimostrare sul campo. E così succede che dopo una vittoria per 6-2, Lautaro Martinez, autore di tre gol e di un autogol provocato, si presenta davanti ai microfoni dicendo che c'è da lavorare a testa bassa e pedalare. Fino alla fine del campionato. In quest'ottica la ormai millenaria propensione dei media a non dipingere troppi arcobaleni in casa Inter trova un senso. Acquista valore. Infonde addirittura fiducia. Ma.
C'è sempre un ma, in queste storie di ordinaria cronaca sportiva. Nella narrazione dei risultati (mai lineare), di chi fa bene e di è invece in crisi. Non sempre tutto viene osservato con lo stesso e identico metro di giudizio. Non tutte le sfumature vengono replicate con identica precisione, applicate negli stessi casi, con la stessa risolutezza. Succede quindi che in una partita in cui vinci 6-2 ci siano giocatori che non portano a casa la sufficienza per una brutta prestazione. Vidal, ieri, ha arrancato per tutta la partita provocando due gol. E finendo per innervosire lo stesso Antonio Conte, che - come sappiamo - per il cileno ha una predilezione mai nascosta. Di certo però il tecnico nerazzurro non ha le fette di salame sugli occhi e ieri ha prima richiamato il giocatore e poi lo ha sostituito. Ha fatto quello che andava fatto. E tutto potrebbe chiudersi qui. Un episodio in una partita, alla fine stravinta. Rimane il lavoro che Vidal dovrà certamente fare per acquisire una condizione migliore e per tornare ad essere incisivo. Verrebbe anche da aggiungere che tutto questo riguarda principalmente il giocatore e il tecnico. E che il tecnico può sempre scegliere di non schierarlo, nel caso non gli garantisse il livello richiesto.
Alla fine i principali quotidiani sportivi e non hanno voluto rimarcare con decisione l'esistenza di una crisi Vidal all'interno di una squadra che funziona (magari non sempre) e che vince (anche se non sempre convincendo come vorrebbe). Che le prestazioni del cileno non stiano rispondendo alle aspettative è piuttosto innegabile. Il fatto che Vidal sia uno di quei giocatori fortemente voluto da Conte, poi, non fa che alimentare la polemica e il dibattito. E quindi ecco il caso che mantiene vive le critiche nei confronti dei nerazzurri. Fiumi incessanti di parole all'indirizzo del cileno, da ieri. Chissà se e quando smetteranno di scorrere.
Ma se l'Inter ha la sua piccola crisi quotidiana (dopo ormai quasi 12 mesi di caso Eriksen, nulla più ci turba), il Milan al contrario corre in classifica bello e felice. Splendido e spensierato. Nulla può offuscare il suo cammino, l'allegria del suo gioco, ma guarda come si divertono in campo. Tutto vero. È un Milan sorprendente e lo è da mesi ormai. Un Milan che funziona anche senza i suoi pilastri e pezzi migliori, che non si fa trovare impreparato, che porta sempre a casa il risultato. In tutta questa bellezza c'è un giocatore che non ha ancora reso secondo le aspettative. Un giocatore che in fase di mercato era stato vicino anche all'Inter. Un giovane, un ottimo prospetto.
L'intenzione non è certo quella di puntare il dito su Sandro Tonali, che avrà il tempo per dimostrare le sue qualità e di crescere nel Milan e in serie A. L'intenzione, caso mai, è quella di evidenziare come in generale non si voglia sporcare la bella narrazione del Milan con qualcosa di negativo. Milan 10 in campo e in pagella. E anche se Tonali ieri ha rimediato un 4 per l'espulsione non c'è traccia di delusione nelle aspettative generali. La stessa delusione, invece, ricresce rigogliosa se ci spostiamo sull'altra sponda del Naviglio. Arturo non è giovane e a differenza di Sandro non ha tutta una carriera davanti. Ma poco importa che anche la sua squadra stia scrivendo pagine con vittorie più o meno difficili. Più o meno importanti. Nei titoli e nel racconto della giornata di campionato che si è svolta ieri Arturo è una gigantesca spina nel fianco di Conte e dell'Inter. Un semplice invito e promemoria a non adagiarsi pensando di essere troppo forti e vincenti? Non c'è pericolo, rispondiamo. Non è una nostra abitudine. Non lo è mai stata.
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