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In una lunga e intensa intervista rilasciata all'ex Campione del Mondo '82 e tecnico nerazzurro Marco Tardelli, per l'occasione nelle vesti di giornalista del programma di Italia1 'Confessione Reporter', Antonio Cassano ripercorre i momenti più importanti e delicati della sua carriera nella quale ne esce fuori una persona molto diversa da quella che in questi anni è apparsa a tutti noi. Questo quanto raccolto da FcInter1908.it:
Perchè sei considerato un ragazzo difficile da gestire?"Molto probabilmente per la storia che ho avuto. Ho fatto più casini io che la grandine, ne ho combinati di tutti i colori ma per aver un buon rapporto con me serve la lealtà. Quando trovo una persona corretta nei miei confronti difficilmente ho problemi a relazionarmi".
Non ti sei mai chiesto che forse anche tu puoi sbagliare? "Nel 99% delle volte ho sbagliato io, però anche gli altri mi mettevono nelle condizioni di farlo. Certamente una persona più equilibrata di me ci pensa dieci volte prima di far casini, io invece essendo istintivo sono sempre partito a razzo e dalla ragione sono sempre passato al torto in un attimo...".
Il goal contro l'Inter al tuo esordio in Serie A ha fatto nascere la stella Cassano. Tu pensi di aver fatto tutto per diventare tale o un leader di una squadra?"Assolutamente no. Ho fatto il 50% di quello che potevo fare perchè ho sempre avuto un modo mio di allenarmi che naturalmente non era professionale. Adesso da un paioi d'anni mi sono accorto che allenandomi stavo meglio fisicamente e in tutto e per tutto. Non mi sono mai allenato al 100%, ho sempre fatto le cose a modo mio, e non ho fatto quello che potevo fare. Molto probabilmente non è nata una stella per il solo motivo che un calciatore deve fare 10 anni a livelli top, e io non li ho fatti. Se qualcuno ha tentato di farmi cambiare? Si uno in particolare. Capello!. Lui mi ha sempre detto che per essere un top player un calciatore deve fare 10-15 anni al top".
Quindi è stata colpa tua? Si, secondo me si. Io pensavo che solo qualità si potesse andare avanti. Sono andato avanti ma ho fatto sempre poco. Non vivo di rimpianti, son contento di quello che ho fatto e vado avanti così".
Tua moglie ti ha aiutato molto in questo periodo? "Mi ha cambiato. Se è bella? Si ma non la guardare troppo mister eh (ride, ndr). Lei faceva la giocatrice di pallanuoto ed era più matta di me solo che questo sport non viene seguito come il calcio. Ad un certo punto poi le ho detto che il pane a casa l'avrei portato io perchè lei si allenava tre volte al giorno e guadagnava 200 euro. Con quello stipendio non puoi andare neanche in trattoria a mangiare, quindi è meglio che lavoro solo io".
Quando hai dato del cornuto all'arbitro Rosetti è stata una cosa molto strana. Ti senti pentito per quello che hai fatto? "Non dovevo farlo però l'istinto mi ha portato a fare questo gesto. Non dovevo farlo, ma in quel momento là è andata così".
Come lo racconterai ai tuoi figli? "Non faccio vedere il calcio a loro. A loro dico che non devono giocare a calcio".
Non ami questo calcio? "Io sono un appassionato, vivo solo per questo sport perchè non ho altre alternative. Però adesso questo sport per com'è mi ha stancato! C'è troppa gente finta e troppi leccaculo e io non amo questo tipo di mondo, però si va avanti così".
Se tu fossi stato un procuratore come avresti gestito Cassano? "L'unica cosa che gli avrei chiesto era quella di farmi guadagnare. Il mio procuratore è stato un grande nel modo in cui mi ha gestito perchè mi ha fatto evitare di fare altre cavolate".
Tu hai una splendida madre che ti ha guidato nella vita. Lei cosa ti dice di tutto quello che fai?"Per i genitori se fai del bene o del male fai sempre qualcosa di grande. Mia madre mi ha sempre dato dei consigli giusti che io non ho mai ascoltato. Aver a che fare con uno molto duro come il marmo è difficile. Io sono contento di essere così".
Dopo che hai iniziato a giocare a calcio come hai vissuto la tua infanzia e le tue amicizie a Bari? Le hai mantenute o ti sei montato la testa?"Questo mi è successo con alcuni amici. Se non ti salutano o non vengono a parlarti significa che c'è un po' di invidia. Se parli con loro sei la persona più bella del mondo, se parli di meno dicono che ti sei montato la testa, hai fatto i soldi, e così via. Comunque gli amici erano tre e sono rimasti tre".
A chi ti sei ispirato nella tua carriera? "Io ho sempre guardato Totti, perchè quando giocavo nelle giovanili del Bari lui era già un giocatore noto. Infatti ai tempi scelsi la Roma al posto della Juve perchè volevo stare con lui, per me era un punto di riferimento all'epoca. Vedevo questo grande calciatore giovane che faceva già la differenza e per me questo era molto importante, volevo vedere i suoi atteggiamenti in campo. Per me era un esempio".
La scuola?"Ci andavo, ma a piedi (ride, ndr). La scuola per me era come un carcere e non vedevo l'ora di andare fuori per fare ginnastica. Gli altri giocavano a volley ma a me non piaceva e giocavo a calcio. La scuola non mi è mai piaciuta".
Raccontami il periodo in cui hai avuto i problemi di salute al cuore... "Al ritorno da Roma sul pulmino che porta dall'aereo all'uscita mi sono alzato di scatto e mi girava la testa. Pensavo fosse una cosa passeggera ma poi mi resi conto del contrario. Lo dissi al medico e mi fece il gioco del dito da seguire con gli occhi, lui si accorse subito che qualcosa non andava e mi costrinse ad andare a fare degli accertamenti. Durante il tragitto addirittura la situazione peggiorò perchè non riuscivo ad asprimere a parole ciò che pensavo, poi all'ospedale dai controlli mi dissero che dovevo operarmi al cuore. Lì mi presi di paura e cambiò il mio modo di vivere e di pensare".
Chi è stato il punto di riferimento nella tua vita? "Mia madre. Mi ha fatto vivere una vita decente fino a 17 anni perchè non sono mai andato a rubare nonostante l'ambiente in cui vivevo fosse brutto. Ha fatto tanti sacrifici per darmi da mangiare e farmi percorrere la strada giusta. Quanto mi è mancato mio padre? Zero. Non so cosa significhi avere una figura paterna in casa, quindi mio padre non mi è mancato. Sono solo orgoglioso di mia madre...".
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