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Antonio Cassano, intervistato dal Corriere dello Sport, ha parlato di tantissimi argomenti, tra cui la tribolata parentesi nerazzurra all'Inter: “Sin da bambino sono sempre stato tifoso. Da bambino, quando avevo nove o dieci anni e iniziavo a capire qualcosa, la mia squadra del cuore era l’Inter dei tedeschi. Chi era il mio modello allora? All’epoca c’era ancora Maradona. Nel ’91 c’era ancora Maradona. Io ero ragazzo e si parlava sempre e solo di Maradona. Era lui il mio idolo, all’epoca. In serie A ho esordito con Fascetti? Si. Diluviava, quel giorno non c’erano attaccanti e lui mi mise in campo con Olivares. Di anni ne avevo diciassette e mezzo. Un ragazzo.
Il gol all’Inter? Mi ricordo che avevo fatto una grande partita, però avevo sbagliato due o tre gol e mi stavo dannando l’anima. Nella mia testa dicevo: cavolo Enyinnaya - che esordiva quel giorno - ha fatto un gran gol in un momento chiave contro una grande squadra: mi sa che a lui passa il treno e a me no. E mi dannavo l’anima. Fino al momento in cui Perrotta mi ha fatto un gran lancio, ho agganciato la palla con il tacco, mi è venuto tutto istintivo, l’ho portata avanti, ho visto in velocità arrivare Panucci, sono andato verso il centro sterzando, stavo anche scivolando, sono andato ad incrociare la palla e ho segnato. Segnato il gol che avrebbe cambiato il corso della mia vita. In quel momento pensavo mille cose. Non capivo neanche io come volevo festeggiare: sono andato sotto la curva, però nella mia testa c’era una confusione. Ero felice, sarei andato anche sulla luna in quel momento. Pensavo: cavolo mi sta cambiando la vita.
Ronaldo com’era? Il giocatore più determinante degli ultimi venticinque anni, come Messi oggi. Era un talento clamoroso. La differenza tra lui e me era che, pur essendo anche lui su di peso, la stessa domenica io facevo una partita allucinante e lui faceva due gol. Era chiamato il fenomeno. Ci sarà stato un motivo.
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