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Icardi: “Mancini? Ero l’unico a saperlo. United? A Wanda ho sempre risposto…”
Mauro Icardi si racconta. Nella sua prima autobiografia, “Sempre avanti”, edita da Sperling & Kupfer, il capitano dell’Inter svela aneddoti e curiosità che ne hanno costellato la pur breve carriera. A soli 23 anni, l’attaccante di Rosario ha snocciolato dettagli della sua vita - in campo e fuori - che lo hanno portato ad essere l’uomo e il giocatore che è oggi.
Il libro uscirà in tutte le librerie domani, l’11 ottobre, e alla vigilia del day-one Maurito ha presentato la sua opera alla Rizzoli di Galleria Vittorio Emanuele II, in centro a Milano. FCINTER1908.it, presente all’evento, raccoglie per voi le parole del capitano nerazzurro.
JUVENTUS – “Non mi succede niente quando gioco contro di loro, però sono molto contento di poter segnare a squadre come la Juve. Negli ultimi anni è stata la squadra da battere, quella che ha vinto 5 scudetti. Per me segnare con la maglia dell’Inter nel derby d’Italia è sempre emozionante e bellissima. Il mio primo gol è stato contro la Juve a San Siro, sempre bello segnare un gol così”
SEMPRE AVANTI – “Questo nome lo ha deciso Wanda, per fare una dedica a mio padre. Lui è stata una persona che ha fatto tanti sacrifici e diceva sempre così. Ho detto sì a questo progetti del libro in onore di mio padre, era un suo desiderio. Mi fa piacere che la gente che lo compra possa conoscere Mauro Icardi anche fuori da un terreno di gioco. Se vieni allo stadio non puoi conoscere la parte umana, volevo trasmettere qualche aneddoto alla gente e raccontare la mia storia. Volevo far sapere i principi che ho e che tipo di persona io sia. La gente pensa: “Questo gioca a calcio, ha i soldi, ha le belle macchine, ma a volte non è così. Sono umile, sono cresciuto in Argentina, in un quartiere che non è bello per tutti. Sono andato avanti grazie ai miei genitori, che hanno sempre voluto il meglio per me e per i miei fratelli. Oggi sono contento di poter avere tutto questo e di guadagnare i soldi facendo ciò che mi piace, Dopo tanti sacrifici è una ricompensa quello che ho. Ho 23 anni e sono una persona molto seria. Il calcio è un mondo piccolo, non tutti possono farlo. Ma a 23 anni le mie scelte sono da persona matura, ho famiglia e bambini tutti i giorni a casa. Faccio le cose che fanno tutte le persone quotidianamente. Avere i soldi non vuol dire che ti cambi la vita”
ITALIA – “Pentito di non aver scelto la nazionale azzurra? Posso dire che già quando ero alla Samp mi è arrivata la proposta di giocare in Under 21 con l’Italia. MI è arrivata la proposta, ho avuto incontri faccia a faccia con quelli della Samp: io mi sentivo argentino, abitavo con mio papà a Genova ed è una scelta che avevamo fatto tutti insieme quella di non accettare l’Italia ma l’Argentina. E’ un sogno che ho già vissuto quello di andare in Nazionale, nel 2013. Oggi non mi chiamano, ma ci sono gli attaccanti più forti al mondo in quel gruppo. Sono contento che tutti mi considerino un attaccante da Nazionale, ho ancora 23 anni e ho tempo per farcela. Non mi chiamano anche per altre ragioni? Wanda il problema? Penso che in Argentina anche Wanda sia una persona molto famosa e conosciuta. La nostra storia si è saputa dappertutto. Siamo due persone che condividono tutto, era bello condividere anche la nostra storia. In Argentina si è parlato troppo di noi, al di là del calcio. A volte siamo dappertutto e si vedono le cose in una maniera, ma ci sono molti casi simili e non si dice niente. Penso che il mio obiettivo sia giocare bene con la maglia dell’Inter e poi arrivare in Nazionale”
BARCELLONA –“Non si può dire che è stata una prigione, ripeto sempre che il Barça mi ha insegnato tanot nel calcio e mi ha insegnato ad essere uomo. Lì non conta solo giocare bene e fare gol, anche l’attitudine. E’ stata una tappa moto importante per me, per i ragazzini può essere una prigione stare là dentro. Devono controllare 70-80 ragazzini e non tutti accettano le regole, e io ero tra quelli. Imparato bene a scappare la notte? Avevo tanti amici lì che mi chiedevano di uscire. Incontro con Messi? E’ stato al Camp Nou, lui aveva finito l’allenamento e quando è uscito gli ho detto: “Sono ragazzo a cui hai mandato la foto e l’autografo alle Canarie”. E da lì è iniziato tutto”
PUBALGIA – “Mi venuta in estate, un infortunio che non auguro a nessuno. Sembra che non sia niente, la gente pensa che sia così, ma in realtà ti trovi molto male. In squadra non ci potevo giocare, mi faceva male il pube. Litigai con Branca perchè lui voleva mandarmi alla Sampdoria, ma io volevo restare a Milano"
MOURINHO – “Mi voleva allo United? Io non conosco molte cose del mercato, ve lo può dire Wanda, è lei che mi viene a dire qualcosa quando serve. IL mio desiderio era rimanere qui a Milano, io non voglio andare via. Quando arrivavano le proposte, io dicevo a lei di fare tutto, di pensarci lei e di parlare lei, perché io volevo restare qua. Non lo dico perché ho firmato il rinnovo, lo può dire anche lei, le ho mandato i messaggi. Mi diceva: “C’è questo e questo”, ma io rispondevo: “Voglio restare all’Inter”.
PLAYSTATION – “L’Inter è la prima squadra che ho preso giocandoci. Mi piaceva giocare con Ibra e Adriano, io non conoscevo la playstation, non ci avevo mai giocato, ma conoscevo l’Inter pe Zanetti e tutti gli argentini che stavano qua. Ho scelto l’Inter e ho iniziato a giocare con lei”
MANCINI – “Se avevo capito qualcosa? Sì, dopo tante cose che si sono dette, un giorno abbiamo parlato, avevo un buon rapporto con lui. Un giorno ci siamo messi a parte sul campo, abbiamo parlato e lì mi ha fatto capire che la storia tra lui e l’Inter era finita. Da lì abbiamo cambiato mentalità, io l’ho fatto per primo, ero l’unico che sapevo del mister. Quando è arrivato De Boer ci sono stati grandi cambiamenti in tutti i sensi. Quando Mancini è andato via ci siamo sentiti al telefono, ci siamo salutati. Non è la prima volta che mi succede, anche alla Samp la stessa cosa, ero già abituato. Ma non è bello quando si cambia, noi come giocatori siamo abituati con una cosa e da un giorno all’altro…”
STAGIONE –“Non si può fallire, l’obiettivo già dall’anno scorso è la CL. Eravamo partiti bene fino a gennaio, poi abbiamo perso l’occasione. Siamo arrivati in Europa, è importante per noi perché una passo in avanti e l’obiettivo quest’anno è sempre lo stesso. L’Inter merita di giocare una grande competizione europea”.
HIGUAIN-DYBALA – “Non invidio nulla, sono due giocatori fantastici. Sono contento che siano argentini. Dybala lo conosco, Higuain un po’ meno, solo come giocatore. Sono contento per loro e per i loro successi”
GABIGOL – “Compagno del futuro? Deve lavorare tanto, non è la stessa cosa giocare in Italia e in Brasile. Ma ha dimostrato di avere qualità giuste per giocare bene, si deve abituare e quando lo farà sarà sicuramente una grande cosa"
PROMESSA – “Quanti gol? No, non li prometto mai. Non è da me, però voglio dire che sicuramente la squadra ci tiene a fare bene ed arrivare in CL. Dobbiamo lavorare bene e abbiamo i giocatori giusti per farlo. La società ha fatto grandi investimenti per questo, vogliamo fare bene per noi e per tutti i tifosi. Ringrazio tutti per essere qua, sono molto felice”
(Dall'inviato di FCINTER1908.it, Dario Di Noi)
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