La Corte d'Appello di Milano ha da poco accolto la richiesta dei creditori del presidente nerazzurro
La Corte d'Appello di Milano ha recentemente deliberato sull'appello presentato da China Construction Bank Asia Corporation (CCBA), confermando la sentenza emessa dal Tribunale di Hong Kong concernente la vertenza riguardante i 320 milioni di euro non versati da Steven Zhang, presidente dell'Inter. Questa disputa, che non coinvolge direttamente il club nerazzurro, ha visto l'istituto bancario attivare le procedure per rendere esecutiva la sentenza anche in Italia, richiedendo il suo riconoscimento nel nostro Paese. La conferma arriva in questi minuti da Calcio e Finanza.
Il processo, avviato davanti alla Corte d'Appello nell'aprile del 2023, ha portato alla recente decisione dei giudici di dare ragione ai creditori di Zhang. La sentenza stabilisce che la somma da restituire ammonta a 255 milioni di dollari, oltre agli interessi maturati fino al 2 agosto 2021 e un tasso annuo del 13% sugli 255 milioni a partire dal 3 agosto 2021 fino al momento del pagamento, come stabilito dalla sentenza del Tribunale di Hong Kong del luglio 2022, definitivamente confermata nel settembre 2022.
CCBA contro Zhang, respinte le obiezioni della difesa
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La difesa di Zhang ha cercato di contestare la sentenza di Hong Kong, sottolineando le presunte "macroscopiche anomalie" e sollevando diverse eccezioni, ma senza successo. In particolare, la Corte d'Appello ha respinto le obiezioni della difesa, sottolineando che i creditori di Zhang non hanno fornito indicazioni sui beni del resistente da aggredire, né sulla loro ubicazione precisa. Tuttavia, la Corte ha ritenuto sufficiente la presenza di Zhang nel territorio milanese, in quanto presidente dell'Inter, per considerare radicata l'azione dei creditori presso tale autorità giudiziaria.
"Considerati tutti i presupposti di legge, la domanda deve essere accolta", ha dichiarato la Corte d'Appello nei documenti riportati da Calcio e Finanza. Le spese legali, quantificate in 6.946 euro, oltre a spese forfettarie (15%), IVA e CPA, sono poste a carico del resistente.