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"È stata una settimana complicata, mitigata dalla vittoria sulla Spal che ha accorciato leggermente la classifica. Tuttavia le nubi che aleggiano sulla testa del comandante Conte e dei suoi generali restano. Attenti però non esiste ad oggi un senso di scollamento, non c’è una proprietà che sta valutando l’idea di cambiare.
"Piuttosto è il tecnico ad avere in testa delle idee ben precise e condivise con chi gli sta vicino. Perché dopo quasi un anno di Inter si ha un quadro della situazione chiaro e oggettivo, che va al di là della mera questione tecnica e di campo. Perché le valutazioni sono spesso trasversali ed abbracciano l’Inter nel suo complesso.
"Dopo 11 mesi oggi si hanno dei parametri attraverso i quali poter fare delle valutazioni complete e dalle quali ripartire ed è proprio questo il nocciolo della questione. Si pensava che con il cambio di panchina a Torino e con l’arrivo di Conte in nerazzurro il gap si potesse colmare, ma non è stato così. Perché i limiti di una rosa nel suo complesso sono stati evidenti, sottolineati da infortuni che ne hanno compromesso il cammino nel lungo percorso.
"E proprio in questo senso ci sarebbe la volontà da parte del tecnico di ripartire di slancio con un organico questa volta ‘pronto’. Perché i giovani di qualità sono sempre i benvenuti ma insieme a gente esperta e di spessore in grado di guidare senza tentennamenti la nave nella tempesta che tradotto sono le partite importanti, i big match, le gare di Champions. Serve gente esperta e navigata con qualità superiori rispetto alla rosa attuale messa a disposizione. Urge una mini rivoluzione che alzi la qualità, passando da una dirigenza interventista che faccia il proprio compito quando serve. Che tradotto vuol dire richiamare i giocatori di fronte alle proprie responsabilità quando è necessario, ma anche controllare che il club abbia lo stesso trattamento in situazioni delicate. Ad esempio non è normale che si arrivi alla sfida con la Roma con un solo giorno a disposizione per potersi allenare, ma bisognava pensarci prima e intervenire. Perché poi alla fine sotto i riflettori ci andrà il tecnico di turno, che se vince farà il suo, ma con un risultato diverso sarà gettato in pasto ai leoni, a fronte di un ingaggio che per chissà quale legge non scritta consente il linciaggio mediatico qualora il risultato fosse diverso dalla vittoria. Dimenticando i posizionamenti degli ultimi anni post triplete.
Un discorso a tutto campo
"E qui torniamo sul discorso ad ampio raggio che non riguarda solamente la squadra ma l’intera società. Come finirà ad oggi non è dato sapere, ma di sicuro molto o forse tutto dipenderà dalla strada che deciderà di intraprendere la proprietà dopo le indicazioni ricevute dal tecnico salentino. Per andare avanti insieme serve un progetto di condivisione totale, con un supporto ancora maggiore da parte di tutto un ambiente che schiavo del recente passato ha dimostrato di ‘accontentarsi’ spesso e volentieri delle piccole cose.
"Conte ha le idee ben chiare in testa e la sua è tutto tranne che una resa o ammissione di sconfitta, tutt’altro.Ma serve una rivoluzione culturale dall’interno, serve che tutti abbiano fame, voglia di tornare a vincere. La ferocia e la determinazione che hanno i tifosi, che ha Conte ma che forse manca ad altri all’interno e forse proprio in questo senso è arrivata l’ora di cambiare quello che fino ad oggi è rimasto intatto.
"Vorrei fermarmi qui, ma non riesco a digerire le nuove maglie. E’ più forte di me e non voglio andare oltre. Rispetto il senso del gusto di ognuno ci mancherebbe altro. Dico solo che non la vorrei neppure regalata sia la prima che la seconda. Ho detto tutto.
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