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Fuori dalla Champions League, senza nemmeno il "contentino" dell'Europa League: il cammino europeo dell'Inter si interrompe già a dicembre, lasciando agli uomini di Conte lo scudetto e la Coppa Italia come unici obiettivi rimasti. Il tecnico nerazzurro finisce inevitabilmente sul banco degli imputati: solo la vittoria del campionato può (in parte) rivalutare l'operato dell'ex ct della Nazionale. Il Corriere dello Sport lo mette alle strette:
"È nella ridotta dimensione domestica che ora a Conte non rimane che fare Conte. Un esercizio minore che può essere riscattato solo se porterà allo scudetto. Altrimenti non c'è ragione per pagare 12 milioni di stipendio a un allenatore. Nel decennale del Triplete e della Champions vinta al Bernabéu, l'Inter è rimasta senza Coppe europee già a dicembre. Aver riportato la squadra in due stagioni dal 46esimo posto del ranking UEFA fino al venticinquesimo di stasera, con la finale di Europa League dell'agosto scorso, è un merito che gli va riconosciuto. Ma resta un approdo dimezzato, un traguardo del poco".
TABU' EUROPA - "Il giardino internazionale resta ancora misteriosamente vasto per il calcio perentorio di Conte, forse troppo rigido per l'interpretazione necessaria a farsi largo oggi in un contesto nel quale l'innovazione e l'aggiornamento sono un obbligo, come testimoniava la scuola tecnica tedesca qualche mese fa e come ribadiscono pure stavolta i Nagelsmann e i Marco Rose, l'addio di Simeone ai dogmi del Cholismo, perfino l'arrivo a certi livelli di Sergio Conceiçao. Conte è alla seconda uscita consecutiva prima degli ottavi di finale sulla panchina dell'Inter".
MERCATO SBAGLIATO - "In un girone nel quale il Real Madrid è stato battuto due volte dallo Shakhtar, Conte ha chiuso con una sola partita vinta. E' andato a giocarsi quella decisiva senza avere fra i titolari cinque dei suoi sei giocatori più esperti di Champions, per un motivo o per un altro - Vidal, Sánchez, Kolarov, Eriksen, Perisic - e la Champions è un mostro che spesso si addomestica soltanto avendola già conosciuta. Eppure questa è una squadra che in sede di mercato proprio sull'esperienza aveva puntato, in qualche caso illudendosi di aver comprato il ricordo di un giocatore e non il giocatore nella sua versione attuale. Conte ha pagato la sua convinzione in un calcio assiomatico, categorico, nel quale la squadra è chiamata a seguirlo in modo tassativo. Un calcio indiscutibile, settario, dal quale una volta viene tenuto ai margini Hakimi e sempre pare inadatto Eriksen. L'Inter migliore s'è sempre vista quando gli assalti di pancia hanno dovuto prendere il posto di una bozza di ragionamento".
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