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Le cose positive di casa Inter non fanno notizia, la frase di Conte è un messaggio: ma a chi?

Sabine Bertagna

Il tecnico nerazzurro ieri in conferenza stampa

Convincersi che la direzione presa dall'Inter sia quella corretta è nettamente più semplice con una vittoria in tasca. La Juventus perde terreno là davanti, in maniera inaspettata. Così inaspettata che le squadre inseguitrici che stanno provando a tenerne il passo non riescono ad approfittarne con costanza. “E’ un campionato in mano alla Juventus. Mancano 5 partite, 6 punti di vantaggio nei nostri confronti. Tutto è in mano a loro. Noi dobbiamo cercare di continuare a fare bene, di migliorare, pensando a noi", ha dichiarato ieri il tecnico nerazzurro.

Antonio Conte non vuole probabilmente sollecitare l'idea che lo scudetto possa essere un tema caldo già per questa stagione. Anche se è difficile credere che il pensiero non lo sfiori.Un discorso di pressione? Potrebbe essere un problema per i suoi calciatori, che sul piano mentale presentano ancora delle incertezze. Inquietudini e vecchi fantasmi che riaffiorano quando le partite vacillano. Sono i vecchi fantasmi della paura il principale problema di questa Inter e dei punti buttati via? Perché gli errori individuali (e quindi la qualità della rosa), i cambi tardivi, quei gol quasi fatti che alla fine non hanno trovato la rete ma le tribune svuotate, sono tutti fattori che hanno contribuito a disegnare lo scenario attuale. Ma quanto lo hanno davvero influenzato?

L'Inter è seconda in classifica a 6 punti dalla Juventus. Sono diverse le cose che non hanno funzionato nella ripresa di questo campionato. La fatica ha segnato tutte le squadre, ma nella difficoltà ognuna di loro ha reagito a modo suo. Non sempre l'Inter ha reagito bene. Eppure non sembra tutto da buttare, nonostante il tema ricorrente sia quello della crisi Inter. Sanchez sta ritornando ad essere il giocatore che tutti ricordavano. Bastoni non fa più notizia, ma dovrebbe farla: è una delle scommesse riuscite di Conte. E poi c'è la pericolosità (molto evidente in alcune partite, meno in altre) di una squadra che cerca comunque di fare calcio propositivo e che nell'idea di Antonio mette in musica uno spartito nel quale gli interpreti possono cambiare. Non la sinfonia collettiva. Non il sacrificio collettivo.