- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
copertina
Un primo tempo non da Inter, in cui la squadra di Conte è andata sotto di due gol, poi una seconda frazione opposta, nella quale i nerazzurri di gol ne hanno fatti 4 e si sono presi i tre punti. Qualcosa in quell'intervallo è successo nello spogliatoio dell'Inter, come racconta La Gazzetta dello Sport:
"Antonio Conte ha dipinto la risalita. Ha scelto i colori giusti, le pennellata andava via leggera. Sì, leggera. Non si pensi a toni troppo alti, a discorsi duri nei confronti della squadra. Non era quello il modo e il momento di andare a fondo, davanti a giocatori già di loro provati da uno dei primi tempi peggiori della stagione. È una strategia psicologica razionale: la strigliata è in genere molto più necessaria - come accadde nell’intervallo di Dortmund, per esempio - quando il risultato è positivo e i giocatori corrono il rischio di sedersi, di pensare che il più è fatto. Due sere fa in quei 900 secondi Conte ha prima usato l’ironia, motivando la reazione di Lukaku e compagni. Come? Chiedendo a tutti, nel bel mezzo di uno spogliatoio silenzioso, se davvero il secondo tempo sarebbe proseguito sulla stessa linea del primo. Della serie, parola più parola meno: dobbiamo andare avanti così? Se sì, vediamo quanti altri gol incasseremo. Toni controllati, comunque. Poi Conte ha ricaricato le pile dei giocatori. E questa è stata la parte più motivazionale. Il tecnico ha ricordato a tutti i 19 punti di distacco in classifica tra le due squadre. Ha quindi sottolineato la differenza di rendimento, provando a sminuire i meriti rossoneri. L’obiettivo - riuscito - era quello di convincere i giocatori di essere più forti dei singoli avversari che avevano di fronte. E che dunque nessuno avrebbe dovuto aver paura di tentare una giocata individuale".
"L’Inter del primo tempo aveva un baricentro di gioco troppo basso, tanto è vero che il Milan più volte è stato pericoloso - oltre che sui gol - con conclusioni dal limite, compreso il palo di Calhanoglu. C’era la tendenza a portarsi in casa il nemico. Quindi serviva maggiore coraggio nell’alzare la linea difensiva. Altro punto: il risultato lo imponeva, ma a prescindere da tutto Conte aveva bisogno di una squadra più aggressiva. Strana richiesta, in un derby. Meno strana per un’Inter che in tutto il primo tempo aveva commesso un fallo, uno solo. Altre piccole correzioni, in serie. La squadra dei primi 45’, con Brozovic marcato a uomo da Calhanoglu e gli attaccanti rossoneri a limitare sistematicamente il giro palla difensivo, si intestardiva troppo nel cercare comunque la costruzione attraverso il suo regista. Giocate troppo forzate: a volte si deve pur far ricorso alla lunga, a maggior ragione se si ha a disposizione un attaccante come Lukaku. E non è un caso, infatti, che l’unica vera palla gol costruita dai nerazzurri era stata un’invenzione dello stesso belga, più di metà campo in volata e poi assistenza sprecata da Vecino. Conte ha chiesto di far ricorso a questa soluzione nella ripresa, accorciando di conseguenza la squadra in avanti. Altra mossa vincente è stata quella di alzare anche il raggio d’azione delle mezzali, di Barella e soprattutto di Vecino, che in più di un’occasione si è trovato nei pressi di Lukaku. Il resto l’ha fatto il calo fisico di Calhanoglu e in genere di tutto il Milan, nella ripresa, contraltare di una ritrovata brillantezza fisica dei nerazzurri", aggiunge il quotidiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA