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Era una partita da vincere. Per tanti motivi: riscattare il derby, battere una diretta avversaria nella corsa agli ottavi di finale, crescere e progredire sotto tanti punti di vista. Era una partita da vincere, perché queste sono le notti in cui una grande squadra si prende in mano il proprio destino, parafrasando l'espressione utilizzata da Antonio Conte in conferenza stampa. Era solo la prima gara, ma questi due punti persi, perché di questo parliamo, possono pesare tantissimo.
ASSENZE - L'analisi di quanto accaduto a San Siro non può non partire dalle tante assenze. Che non devono diventare un alibi, ma che non possono nemmeno essere ignorate di slancio. Perché l'Inter avrà anche una rosa numerosa e di qualità, ma fare a meno di giocatori come Skriniar, Young, Hakimi e Sensi, senza contare anche Radu e Gagliardini, inevitabilmente pesa su ogni squadra. Di sicuro il periodo non è dei più fortunati. Conte si ritrova a lavorare con gli uomini contati, sempre con il pericolo, prima di ogni gara, di dover fare a meno di altri giocatori. E questo non aiuta.
APPUNTAMENTO TOPPATO - L'Inter ha toppato un altro appuntamento europeo. Il tempo per recuperare c'è, anche se i margini d'errore si sono già assottigliati. Quello che però preoccupa di questa squadra, al netto delle tante assenze (ultima quella di Sanchez, sostituito all'intervallo), è l'incapacità di essere padrona della partita e, appunto, del proprio destino. I cali della squadra sono evidenti, e quella contro il Borussia è stata la terza partita in cui i medesimi difetti sono venuti alla luce.
TRE INDIZIO CHE FANNO UNA PROVA - Lazio, Milan, Borussia Moenchengladbach. Tre partite che costituiscono tre indizi che, a questo punto, rappresentano una prova. L'Inter segna, crea tanto, magari è sfortunata in alcune occasioni, certamente a tratti poco concreta. Ma subisce troppi gol. Decisamente troppi per una squadra che vuole puntare al massimo traguardo, almeno in Italia. Che sia per poca copertura, difficoltà in campo aperto o per errori individuali, questa Inter non ha i tratti distintivi del Conte pensiero, della sua solidità mentale e tattica. Anche contro il Borussia, a punirla sono stati gli svarioni. Non può essere solo sfortuna.
CAMBIO - La domanda (impopolare) che vorremmo porre all'allenatore nerazzurro è: questo cambio di filosofia era davvero necessario? Era necessario tentare di rendere questa squadra ancor più spettacolare e ancor più votata al calcio offensivo? Oppure, con i correttivi arrivati dal mercato (anche se la rosa non è poi così completa come qualcuno vorrebbe far credere) e la solida fase difensiva della passata stagione avrebbero potuto creare il giusto amalgama per rendere questa definitivamente una squadra da vertice? L'interrogativo, anche se fatto davanti alla tastiera di un pc, sembra a questo punto legittimo. Anche perché l'Inter viaggia alla media di due gol presi a partita (10 in 5 gare stagionali).
VIRATA - I nerazzurri venivano da un secondo posto in campionato, da una finale europea e dalla semifinale di Coppa Italia. Il tutto conquistato non più di due mesi fa. Forse, questa virata filosofica ha tolto qualche certezza. Siamo sicuri che alla fine avrà ragione Conte. D'altronde, è uno dei migliori allenatori del mondo e il migliore allenatore per questa Inter. Ma, fin qui, le attese erano altre.
ERRORI INDIVIDUALI - Nel derby era stato Kolarov, ieri Vidal. Difficile spiegare come giocatori di questa esperienza e questo calibro, voluti dallo stesso Conte proprio per innalzare il livello di mentalità vincente e personalità della squadra, possano incappare in certi errori grossolani. Due campioni che in queste due uscite hanno 'tradito', per usare un termine forte, ma che rende bene l'idea. Alla squadra, per tanti motivi, oggi le cose non riescono naturali e fluide come dovrebbero e anche i singoli più titolati ne risentono.
La stagione è appena partita, ma il tempo corre velocissimo in un'annata compressa e segnata fortissimamente dall'emergenza Covid. Dunque, troppi passi falsi sono vietati. La notte d'Europa contro il Borussia Moenchengladbach deve suonare come un timido campanello d'allarme. L'Inter c'è, su questo non ci sono dubbi, e lotterà su tutti i fronti. Ma certe pecche vanno corrette in fretta. Per non rischiare di farsi scivolare dalle mani il proprio destino, e correre il pericolo di disperderlo troppo presto.
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