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Getty Images
L'eliminazione dall'Europa rimane una macchia difficile da rimuovere, ma campionato e Coppa Italia sono obiettivi ancora alla portata dell'Inter. E non tutto è da buttare. Numeri alla mano, come scrive La Gazzetta dello Sport, il lavoro di Antonio Conte c'è e si vede:
"C'è un traguardo che riempie d'orgoglio Antonio Conte ed è bene ricordarlo adesso, giusto all'inizio della settimana che porta a Inter-Juve: con lui in panchina, ovvero dal 2019 in poi, i nerazzurri hanno fatto più punti dei bianconeri o nella peggiore delle ipotesi (considerando dunque la vittoria di Pirlo nel recupero con il Napoli) gli stessi, tenendo presente il +1 Juve alla fine dello scorso torneo e il potenziale +1 Inter di oggi. Ecco: è sempre l'Inter che, al 30 giugno 2019, segnava un -21 dalla Juventus che neppure al Polo Nord, roba che se pronunciavi anche solo un qualcosa di diverso dal quarto posto come obiettivo finale ad Appiano suonavano gli allarmi".
TRE FASI - "Conte ha vissuto tre fasi diverse, dal giorno del suo insediamento. La prima, quella degli investimenti, quella di Lukaku e Barella, passata per Eriksen e arrivata fino al colpo Hakimi, che oggi è davvero l'unico fattore tecnico di novità rispetto alla squadra della scorsa stagione. Poi la fase due, certificata dal famoso vertice di Villa Bellini di agosto, una cosa del tipo: si fa mercato solo a costo zero, o comunque le entrate sono commisurate alle cessioni. Era un Conte che poteva ancora sperare in Kanté, a fronte di rinunce dolorose alla Skriniar però. Da un mese a questa parte siamo invece entrati nella fase tre. L'operatività è limitata, fondi assenti per il mercato, ragionamenti futuribili per agganciare i parametri zero del prossimo giugno solo se compatibili con il monte ingaggi. E meglio se gli agenti chiedono poco o nulla per le commissioni: ergo, siamo ai salti mortali".
MERCATO FERMO - "Conte non poteva sapere, nel giorno del suo arrivo all'Inter, che si sarebbe ritrovato dentro una strada stretta, piena di svolte obbligate. Si dice: ha voluto Vidal, il cui rendimento è decisamente al di sotto delle attese. Vero, ma perché il cileno era uno dei pochi di livello agganciabile a costo zero. Si aggiunge, poi: ha voluto Kolarov. Vero, ha indicato il nome del serbo, ma come pensare che non avrebbe apprezzato di lavorare con Kumbulla? Perisic è rimasto perché senza offerte, ma come immaginare che Marotta, Conte e Ausilio non si sarebbero buttati su Alonso e Palmieri, se ne avessero avuto la possibilità?".
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