"Le vittorie nel girone hanno evidenziato una qualità di gioco che ci ha fatto subito ben sperare. La partita con l’Austria, una squadra attrezzata, ostica e fisica ci ha messo a dura prova, evidenziando la nostra capacità di soffrire e compattarci in alcuni momenti di difficoltà. La fatica per raggiungere la vittoria può essere stata addirittura più utile rispetto a un successo facile, perché ha fatto capire a tutti quello che il gruppo azzurro sicuramente già sapeva. E cioè che andando avanti non si può più sbagliare nulla: ogni movimento con e senza palla, individuale e collettivo, ogni passaggio, pressione alta, diagonale, sovrapposizione, scalata, raddoppio, tackle, verticalizzazione, giro palla, diventa decisivo. Così come l’aspetto psicologico e l’atteggiamento: quell’indispensabile mix di grinta, concentrazione, voglia di aiutarsi, capacità di soffrire e non mollare. Una partita, a questi livelli, può essere decisa da un particolare qualsiasi, dallo sviluppo di un fallo laterale, da una distrazione o da un centimetro del corpo davanti o dietro a una linea tracciata dal Var. Ogni giocatore deve mettere al servizio del collettivo quelle tre qualità che differenziano nel calcio moderno gli atleti top da quelli normali: forza, velocità e resistenza. Non parlo neanche delle qualità tecniche che dò per scontate. A tutto questo, che è la base per raggiungere risultati importanti, la nostra Nazionale ha dimostrato di saper aggiungere una sua fisionomia e una idea di gioco che altre squadre hanno mostrato meno, affidandosi maggiormente ad individualità importanti, capaci di decidere una partita da soli o quasi. E’ quello che ho visto fare anche ad alcune grandi Nazionali, date per favorite".