Dopo José Mourinho, l'Inter ha un altro Special One. È Antonio Conte che ha la stessa missione che aveva ai tempi il portoghese: spingere l'Inter un passo più in là. Mou era stato chiamato per l'Europa da Moratti, Suning si è rivolta a Conte per tornare a vincere dopo 10 anni.
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Inter, c’è un altro Special One. Moratti da Mou per l’Europa, Suning da Conte per spezzare l’egemonia Juve
Il tecnico dell'Inter ha la stessa missione del portoghese e anche i metodi ricordano quelli del tecnico vincente in nerazzurro
"A entrambi piace arrivare preparati. Mourinho si presentò con il famoso «non sono un pirla», Antonio Conte si era già presentato quando stava alla Juventus affermando «ovunque vado, divento il primo tifoso di quella squadra». Una garanzia, un manifesto del professionismo, dettaglio non trascurabile di cui entrambi sono campioni. Nel calcio contemporaneo sono come capitani di ventura, avvezzi al mestiere delle armi, che servono una Signoria proprio come quelli del Cinquecento. Mourinho è più abile nel far credere che la sua immedesimazione sia anche sentimentale. Ancora adesso i tifosi nerazzurri sono convinti che sia interista. A Conte questo non interessa. Vuole conquistare i cuori di San Siro solo con il lavoro. Entrambi hanno bisogno di sentire il rumore delle armature dei nemici, ma Conte non arriverebbe mai a mostrare le manette come fece Mourinho nell’anno del Triplete, quando aveva la squadra più forte del mondo e cercava di passare per perseguitato. Entrambi, però, se c’è da mandarle a dire a qualcuno, non si tirano indietro", spiega il Corriere dello Sport.
"Non si interessano solo degli aspetti che riguardano da vicino la squadra, ma anche di tutto il resto. Tra le altre cose esercitano, di fatto, il ruolo di direttori della comunicazione. Dettano la linea. Conte pensa al calcio ventiquattro ore al giorno, il pensiero del pallone lo segue ovunque. La signora Elisabetta rivelò che Antonio si portava la panchina a casa. Mourinho è più distaccato. Entrambi lavorano molto sulla psicologia e l’ideologia del gruppo, ma Conte studia molto più di Mourinho la tattica e, soprattutto, come si può vedere a ogni partita, guida la squadra sul campo, senza smettere di dare indicazioni sul campo. L’importanza è identica, ma Mou sta alle spalle delle truppe, Conte davanti. La compattezza, la solidità, il senso di appartenenza: Conte e Mourinho mettono questi valori alla base della costruzione del gruppo. La tecnica (e la tattica per l’attuale tecnico nerazzurro) vengono dopo. E si comprende, ora, perché Icardi, Perisic e Nainngolan siano partiti. Conte vedeva in loro la difficoltà a dire «noi»", si legge sul quotidiano.
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