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"In questi giorni orfani dal campionato era difficile trovare qualcosa cui attaccarsi per sopperire l’astinenza da Serie A, perché diciamocelo: la Nazionale ci interessa, ma vuoi mettere il club?
"Ho visto la presentazione della terza maglia, peraltro notevole. Ho assistito divertito alle considerazioni sul fatto che Conte non abbia risposto al coro di alcuni tifosi (‘chi non salta bianconero è’) saltellando insieme a loro. Ci ho trovato qualcosa di strano? No.
"Punto, fine.
"Mi avrebbe stupito e non poco il contrario, perché la sua storia la conosciamo bene. Sarebbe stato credibile? Ovviamente no. Non è venuto qui per grattare la pancia ai tifosi, non cerca consensi di facciata, non ce lo aspettavamo. È venuto qui per portare una cultura che negli anni è andata dispersa: quella del lavoro. Ma non che i suoi predecessori siano stati dei lavativi sia chiaro.
"Con Conte non ci sono più scuse, è finito il tempo dei compromessi, degli equilibri interni, del ‘veniamoci incontro’.
"Con il suo arrivo si è azzerato tutto, arrivando a completare quella metamorfosi che cerchiamo di farci andar bene tutti, perché oggi l’importante è tornare ad essere protagonisti in positivo e non dobbiamo vergognarcene.
Addio Pazza Inter
"Gli stessi tifosi nerazzurri hanno portato avanti in maniera evidentemente inconscia anche quel processo di catarsi che li ha portati a liberarsi da quell’irrazionalità spiccata che nella storia ha contraddistinto l’essere interista. Anche l’accantonamento dell’inno ‘Pazza Inter’ è un elemento molto marcato in questo senso.
"Negli anni scorsi ci furono enormi discussioni quando non fu più utilizzato ( per altre questioni ) perché piaceva a tutti. Oggi no: è stato eliminato in maniera chirurgica senza se e senza ma e nessuno ha battuto ciglio. Certo è un dettaglio che non incide sulla società, nei giocatori che vanno in campo, ma filosoficamente fa parte di un processo psicanalitico: rientra in una liberazione da persistenti conflitti, che negli anni hanno portato a stati d’ansia conseguiti da quasi un decennio di frustrazioni sportive e societarie metabolizzate sia sul piano razionale che emotivo.
L'era di Marotta e Conte
"Oggi ci fregiamo dell’arrivo di Marotta e Conte, che fino a qualche anno fa non avremmo certo accettato così facilmente, solo ed esclusivamente perché abbiamo capito che è necessario tornare ad essere protagonisti e con loro esistono quantomeno delle possibilità.
"Il tecnico leccese non ha fatto proclami: non ha cercato empatia, altresì ha dichiarato che questa semmai sarà una conseguenza. Ha solo spiegato in maniera fredda e asettica le sue linee programmatiche fatte di poche parole e tanto, tantissimo lavoro con una squadra disegnata secondo le sue linee guida. Niente orpelli, niente fronzoli, pochi sorrisi e tanto, tantissimo lavoro perché per rosicchiare punti a chi ti sta davanti da anni sistematicamente serve una dedizione totale al lavoro e correre come e più degli altri. Solo alla fine si potrà pensare a saltare tutti insieme.
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